Introduzione

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Se il neonato si attacca correttamente l’allattamento è causa di un leggero fastidio limitato ai primi secondi della poppata (fatto salvo i primi giorni, in cui un certo dolore è più comune); quando invece la sensazione persiste per l’intera poppata potrebbe essere indicativa della presenza di problemi, da indagare e risolvere con l’aiuto di un’ostetrica.
Se nella maggior parte dei casi si tratta di ragadi al seno, in altre pazienti è possibile sviluppare patologie più o meno severe che andremo a descrivere di seguito, ma che nella stragrande maggioranza dei casi non richiedono l’interruzione dell’allattamento, il dono più prezioso che la mamma può regalare alla nuova vita nei suoi primi mesi/anni di vita, con benefici che si protrarranno per entrambi per l’intera vita.
Eccesso di latte
È la suzione del poppante il meccanismo di regolazione che determina la produzione di latte, in questo modo la Natura fa sì che la produzione sia sempre adeguata alle necessità del lattante, che ovviamente cambiano nel tempo; nonostante questo può capitare che talvolta la puerpera produca latte in eccesso, che il neonato non riesce a smaltire.
In questi casi è utile fare osservare la poppata all’ostetrica o allo specialista di allattamento, per provare a capirne la ragione e suggerire espedienti per ridurre la produzione.
Ingorgo mammario
Si parla di ingorgo mammario quando le mammelle contengono troppo latte, a prescindere dalla ragione. Le mammelle possono così diventare
- dure,
- tese
- e dolenti.
Un tempo era ritenuto normale all’inizio dell’allattamento, mentre ora prevalgono altre interpretazioni: nei primi giorni l’ingorgo può essere dovuto a una produzione di latte eccessiva rispetto a quanto riesce a poppare il neonato, che magari non è in grado di alimentarsi quanto dovrebbe. I neonati devono mangiare poco e spesso, possibilmente a richiesta, e può essere necessario qualche giorno perché la produzione di latte si adegui alle necessità del lattante. Se il neonato non si attacca bene al seno la suzione di latte in caso di ingorgo può diventare difficile, il capezzolo può essere troppo disteso e appiattito, eventualmente anche dolente.
In questi casi si raccomanda di contattare un’ostetrica per farsi assistere nella risoluzione del problema.
L’ingorgo può tuttavia verificarsi anche quando il lattante si attacca correttamente, soprattutto in caso di pause eccessive. Il neonato si regola autonomamente per la frequenza dei pasti e si gestisce naturalmente relativamente a tempi e alternanza tra i due seni.
Tra i segnali indicativi della necessità di essere attaccato troviamo:
- movimento rapido degli occhi,
- portare le dita alla bocca,
- girarsi di lato con la bocca aperta, alla ricerca del seno,
- agitazione.
Piangere è l’ultimo segnale con cui il lattante indica di voler mangiare. Allattare prima che stia piangendo spesso permette poppate molto più tranquille. È utile tenersi il neonato vicino in modo da poter osservare e riconoscere i segni di fame.
Rimedi
Per alleviare il fastidio, oltre ad allattare il neonato, si può provare a spremere un po’ di latte dalla mammella a mano; si raccomanda di limitarsi a spremere qualche goccia per allentare la pressione, non di più per evitare di stimolare ulteriormente la produzione.
Si potrà trovare di un qualche beneficio anche:
- Indossare un reggiseno da allattamento comodo, che non comprima le mammelle.
- In caso di perdite, applicare delle salviette calde subito prima di spremere a mano.
- Assumere paracetamolo o ibuprofene, se prescritti, per ridurre il dolore (sono farmaci sicuri durante l’allattamento).
Dotti galattofori occlusi
Le ghiandole mammarie sono divise in segmenti, come gli spicchi di un’arancia. Il latte di ciascun segmento arriva al capezzolo attraverso un sottile tubo, il dotto galattoforo.
Se un segmento non viene drenato correttamente durante una poppata (magari perché il lattante non è attaccato bene), il dotto può ostruirsi. L’ostruzione può essere percepibile sotto forma di piccola tumefazione dolente della mammella.
Questa condizione deve essere risolta il più rapidamente possibile e in questo può essere di aiuto anche il lattante. Se possibile questi va tenuto con il mento diretto verso la tumefazione, in modo che si alimenti da quella parte della mammella.
Evitare inoltre indumenti o reggiseni stretti, in modo che il latte possa scorrere liberamente da ogni parte della mammella.
Altri possibili aiuti sono:
- allattamento frequente dalla mammella colpita,
- impacchi caldi per favorire il flusso,
- delicati massaggi della tumefazione verso il capezzolo durante l’allattamento.
È importante risolvere un dotto ostruito quanto prima perché, se trascurato, può evolvere a mastite.
Mastite
La mastite (infiammazione della mammella) insorge quando non viene risolto il blocco di un dotto. La mammella colpita è dolente e infiammata e può dare sintomi generali anche intensi, come un’influenza.
La mastite all’inizio è “asettica”, cioè non è dovuta a un’infezione. Se trascurata può però complicarsi con un’infezione e richiedere quindi antibiotici.
In caso di mastite ci saranno verosimilmente almeno due di questi sintomi:
- un seno caldo e dolente,
- un’area di pelle arrossata, dolente al tocco,
- un senso di malessere generale, come per l’influenza,
- sensazioni di dolenzia, stanchezza e depressione,
- febbre.
Può succedere all’improvviso e peggiorare rapidamente, ma è importante non interrompere l’allattamento, perché in grado di accelerare la guarigione.
In caso di sospetta ostruzione di un dotto o mastite contattare il ginecologo e valutare se tentare quanto segue:
- Controllare posizione e attaccamento del lattante; richiedere assistenza all’ostetrica o allo specialista di allattamento.
- Continuare ad allattare.
- Allattare prima con la mammella sofferente.
Se rimane una sensazione di tensione dopo una poppata o se il neonato per qualche motivo non può alimentarsi, spremere il latte con la mano.
- Il calore può facilitare il deflusso di latte, quindi possono risultare utili impacchi caldi.
- Riposarsi il più possibile.
- Assumere paracetamolo o ibuprofene per alleviare il dolore.
In assenza di miglioramenti nell’arco di 12-24 ore, o in caso di peggioramento, contattare nuovamente il medico o il ginecologo, potrebbero essere necessari antibiotici, scelti ovviamente in modo da essere compatibili con l’allattamento.
Interrompere l’allattamento al seno farebbe solo peggiorare i sintomi potrebbe addirittura scatenare un ascesso mammario.
Ascesso mammario
Si tratta di una raccolta di pus che si forma in una mammella.
La maggior parte degli ascessi si sviluppa appena sotto la pelle ed è dovuta a infezioni batteriche; si presenta sotto forma di massa dolente e gonfia, che può anche:
- essere arrossata,
- essere calda,
- provocare un gonfiore della pelle circostante,
- causare febbre.
Cause
Tipicamente limitati alle donne di età compresa tra i 18-50 anni, gli ascessi mammari sono quasi sempre collegati a mastiti, condizioni che causano dolore e gonfiore (infiammazione) e colpiscono in genere donne che stanno allattando al seno.
Durante l’allattamento le infezioni avvengono quando i batteri penetrano nel tessuto mammario o quando si ostruiscono i dotti galattofori. Ciò può provocare una mastite che, se non trattata, può evolvere in una formazione ascessuale.
Anche una donna che non sta allattando può contrarre una mastite, se i batteri penetrano nei dotti galattofori attraverso un’ulcera o una ragade del capezzolo, oppure a seguito di piercing. L’organismo reagisce inviando i leucociti (globuli bianchi del sangue) per combattere l’infezione, causando la morte del tessuto nel punto di infezione. Si genera così una piccola cavità che si riempie di pus (ascesso).
Quando chiamare il medico
Consultare il medico se una mammella diventa rossa e dolente. In caso di mastite, possono essere indicati gli antibiotici per trattare l’infezione.
Se i sintomi persistono nonostante gli antibiotici, il medico può richiedere un’ecografia della mammella, che può evidenziare un’eventuale formazione ascessuale. Questa metodica utilizza onde a ultrasuoni ad alta frequenza per generare un’immagine dei tessuti interni.
Cura
L’ascesso mammario dovrà essere drenato dal medico:
- per ascessi piccoli possono essere sufficienti un ago e una siringa,
- mentre se l’ascesso è grosso può essere necessario praticare una piccola incisione della pelle per drenare il pus.
In ambedue i casi, viene in genere praticata un’anestesia locale per rendere insensibile la pelle intorno all’ascesso e non causare quindi né dolore né fastidio.
Candidosi
Il dolore di mammella e capezzolo durante l’allattamento è talvolta dovuto a infezione da candida della mammella. La candida può colpire anche la bocca del neonato allattato.
Talvolta queste infezioni si sviluppano se i capezzoli hanno lesioni o ragadi. Significa che la candida (il fungo che causa la malattia) può dispone di una porta d’ingresso verso il capezzolo o la mammella.
Queste infezioni possono anche svilupparsi dopo che puerpera o lattante sono stati sottoposti a un ciclo di antibiotici. Questi farmaci possono ridurre il numero di batteri utili presenti nell’organismo e consentire alla candida di proliferare.
Sintomi
La candida della mammella in genere si manifesta con:
- dolore ad ambedue i capezzoli o le mammelle dopo l’allattamento in donne precedentemente asintomatiche,
- dolore molto intenso e di durata protratta (anche un’ora) dopo ogni poppata.
È invece poco probabile che si tratti di candida se:
- la donna ha sempre avvertito dolore con l’allattamento,
- il dolore interessa un solo capezzolo o mammella,
- compare febbre,
- la pelle di una mammella è calda e arrossata.
Sintomi di candidosi orale (mughetto) del lattante
Bisogna controllare la presenza di:
- macchie o punti bianchi cremosi su lingua, gengive, palato della bocca o interno delle guance; queste formazioni non vengono via scorrendovi sopra delicatamente con una garza
- agitazione del bebè durante la poppata;
- un velo bianco sulle labbra;
- in alcuni neonati, dermatiti da pannolino che non scompaiono.
Quando contattare il medico
In caso di sospetta candida mammaria o del lattante, consultare il medico o il pediatra. È possibile eseguire un tampone dai capezzoli e dalla bocca del neonato per verificare la presenza di candida ed è altresì importante escludere altre cause di dolore mammario prima di iniziare il trattamento per la candida.
In assenza di candida il dolore può essere causato da altro, per esempio posizione e attacco del neonato sbagliati. È importante che l’ostetrica o altro specialista di allattamento assistano alla poppata per rilevare eventuali problemi.
Cura
Se madre o bebè hanno contratto la candida è in genere necessario trattare ambedue contemporaneamente, perché l’infezione può rimbalzare comunemente dall’uno all’altro. Può diffondersi anche ad altre persone di famiglia.
Misure come lavarsi le mani accuratamente dopo aver cambiato il neonato e usare asciugamani personali aiutano a impedire il contagio. Sarà necessario lavare e sterilizzare qualunque tettarella, ciuccio o gioco che il bebè si porti alla bocca.
Durante il trattamento i reggiseni da allattamento dovranno essere lavati ad alte temperature, mentre eventuali cuscinetti mammari richiederanno di essere cambiati spesso. Se si ricorre al tira-latte quando affette da candida, il latte dovrà essere somministrato al bebè mentre si è ancora in trattamento. Congelarlo e usarlo successivamente può determinare una recidiva della candida.
L’allattamento al seno, tuttavia, può e deve proseguire durante il trattamento di madre e lattante.
Nel bebè l’infezione in genere viene risolta con un gel o un liquido anti-fungino. Si tratta di un farmaco sicuro per il neonato. È importante lavarsi le mani molto bene dopo il trattamento.
Nella donna in allattamento la candida viene in genere trattata con una crema che si può spalmare sopra e intorno ai capezzoli dopo le poppate. Dopo averla spalmata è necessario lavarsi le mani con cura. In alcuni casi, serve una terapia per bocca per debellare l’infezione.
Una volta avviata la terapia i sintomi dovrebbero migliorare nell’arco di due o tre giorni, ma ci vuole un po’ di più per guarire completamente.
Se non ci sono miglioramenti entro sette giorni, consultare nuovamente il medico.
Fonti e bibliografia
- Breast pain and breastfeeding (NHS), licensed under the OGL
- Breast abscess (NHS), licensed under the OGL
- Breastfeeding and trush (NHS), licensed under the OGL
Domande e risposte
Si tratta di un meccanismo doloroso, ma utile e necessario: questa sensazione compare infatti fin dalla prima poppata in ospedale perché l'allattamento al seno fa contrarre l’utero, con l'obiettivo di favorire il recupero delle dimensioni fisiologiche e ridurre contemporaneamente il sanguinamento post-parto.
Autore
Dr. Roberto Gindro
laureato in Farmacia, PhD.Laurea in Farmacia con lode, PhD in Scienza delle sostanze bioattive.
Fondatore del sito, si occupa ad oggi della supervisione editoriale e scientifica.
Aiuto ho la candida al seno causato dal mughetto di mio figlio ho dolori lancinante fino alle scapole da una sett mi curo con il daktarin e faccio impacchi con la calendula cosa posso fare per farmelo passare
Mi dispiace, ma non posso prescrivere farmaci. Ne parli con fiducia al pediatra.
Salve.io sono alla 26 settimana di gravidanza e allatto ancora mia figlia di 2 anni.ho avuto latte fino a 15 giorni fa più o meno..ora sembra scomparso e negli ultimi giorni avverto un forte bruciore interno.ps: non ho candida ne ragadi.grazie
Per bruciore interno intende vaginale?
Bruciore ai dotti del seno
Verificherei con il medico, potrebbe essersi infiammato; con urgenza se dovesse comparire febbre.
Salve, allatto mio figlio di 3 settimane ma uso anche la formula perché ho avuto le ragadi al seno. Da 3 gg sento un dolore al seno vicino ai capezzoli, in corrispondenza di masse dure, cosa può essere? Sto usando il tiralatte ogni ora e la notte ogni 3 ore, ho paura che aumento la produzione e non risolvo l’ingorgo. Il dottore mi ha prescritto 7 gg di antibiotico, dp 3 gg ancora dolore, che fare? Nn ho febbre ma in passato honavuto candida vaginale e questo è la mia prima gravidanza. Grazie, mmp
Mi farei seguire da un’ostetrica, in questi casi è davvero la figura più adatta a risolvere queste situazioni (per esempio la scelta di un’aggiunta potrebbe non essere stata l’ideale).
Per problemi di allattamento devo fare riferimento al pediatra o al ginecologo?
Tendenzialmente la figura specialistica di riferimento per l’allattamento al seno è l’ostetrica, altrimenti può fare riferimento al pediatra.