Mola vescicolare (mola idatiforme): sintomi e pericoli

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Introduzione

La gravidanza molare (anche nota come mola vescicolare o mola idatiforme) è una rara complicanza della gravidanza caratterizzata dallo sviluppo in utero di una massa di cellule anomale al posto della placenta, l’organo temporaneo che in una gestazione normale provvede a nutrire l’embrione/feto e a rimuovere le scorie prodotte.

La placenta è normalmente costituita da milioni di cellule, i cosiddetti trofoblasti, ma in caso di  gravidanza molare queste cellule mostrano un comportamento atipico fin dal momento della fecondazione, per poi evolvere nella comparsa di una massa di cellule difettose che possono formare sacche pieni di liquido (cisti), simili ad acini di uva bianca. Queste cellule si sviluppano rapidamente nell’utero e vengono identificate con il termine mola, derivata dal latino per massa.

La gravidanza molare è quindi una forma precancerosa di malattia trofoblastica gestazionale.

Esistono due tipi di gravidanza molare:

  • In una gravidanza molare completa il tessuto placentare è anormale e gonfio, ma non è presente alcuna forma di tessuto fetale.
  • In una gravidanza molare parziale può invece esserci anche tessuto placentare normale ed eventualmente la formazione di un feto, che tuttavia non è in grado di sopravvivere e va quindi incontro ad un aborto già nelle prime fasi della gestazione.

SI tratta di una condizione dovuta ad uno squilibrio del materiale genetico (cromosomico), che è spesso la conseguenza della fecondazione da parte di uno spermatozoo di un ovulo privo di materiale genetico (gravidanza molare completa), o di due spermatozoi che fecondano un ovocita normale (gravidanza molare parziale).

La gravidanza molare non dipende da fattori relativi alla coppia, che quindi non può fare nulla per prevenirla.

I sintomi più comuni legati allo sviluppo di una gravidanza molare, peraltro non sempre presenti, sono:

Si tratta fortunatamente di un evento raro, su 1000 gravidanze all’incirca da una a tre risultano molari (la media cambia leggermente da Paese a Paese).

Mola idatiforme

Shutterstock/Betty Ray

Fattori di rischio

I fattori di rischio noti sono:

  • Età: le gravidanze molari complete sono più frequenti nelle donne prima dei 20 e dopo i 45 anni di età. L’età non influisce invece sul rischio di gravidanza molare parziale.
  • Gravidanza molare pregressa: dopo una gravidanza molare, il rischio di averne un’altra è 1-2 su 100 rispetto ad un rischio base di 1 su 600. In caso di gravidanze molari ripetute, il rischio sale a circa 15-20%.
  • Etnia: le gravidanze molari sono più frequenti nei paesi asiatici (come Taiwan, Filippine e Giappone) e tra le native americane. Negli ultimi anni, però, le differenze di incidenza della gravidanza molare tra queste comunità e la popolazione generale sono diventate meno evidenti.

Tipi di gravidanza molare

Esistono due tipi principali di gravidanza molare, in funzione della disposizione dei cromosomi nell’ovocita. In particolare:

  • Mola completa: non si forma tessuto placentare normale né c’è sviluppo fetale; di fatto, c’è solo una crescita di cellule anormali.
  • Mola parziale: si formano un qualche tessuto placentare e una parvenza di embrione, ma non c’è sviluppo fetale.

In casi molto rari, una gravidanza gemellare può consistere in un feto normale e una mola.

Sintomi e diagnosi

La gravidanza molare spesso non è associata a sintomi o segni specifici, quindi nella maggior parte delle donne la condizione viene rilevata durante un controllo ecografico, che potrebbe anche essere la prima ecografia (a seconda dei casi effettuata tra la sesta e la quattordicesima settimana).

In caso di presenza di sintomi, questi compaiono in genere tra la quarta e la dodicesima settimana di gravidanza ed il più frequente consiste nel sanguinamento o in perdite vaginali di colore marrone-rosso (raramente con frammenti simili a piccoli grumi come acini d’uva).

Malessere e vomito possono essere più intensi rispetto a una gravidanza normale, viene talvolta lamentato un senso di pressione dovuto all’aumento di dimensioni di utero e ovaie, ma raramente c’è un franco dolore.

Poiché lo sviluppo di cellule anomale al posto della placenta è causa di un eccesso di produzione di ormone della gravidanza (beta HCG), l’azione ormonale può indurre la comparsa di segni sistemici come:

Diagnosi

Il sanguinamento in genere porta all’esecuzione di un controllo ecografico. Se l’esame rivela anomalie, viene eseguita un’evacuazione uterina. La procedura consente la rimozione della gravidanza molare e viene in genere praticata chirurgicamente (evacuazione per aspirazione).

L’intervento implica l’apertura della cervice (il collo dell’utero) con un piccolo tubo, detto dilatatore, e la rimozione di qualunque residuo tessutale tramite un dispositivo aspirante. Il tessuto gravidico viene quindi sottoposto a esami di laboratorio per confermarne la natura molare.

In caso di aborto o interruzione di gravidanza per altri motivi, il tessuto gravidico può comunque essere sottoposto ad analisi. Ciò può evidenziare una gravidanza di origine molare anche in assenza di indicazioni cliniche.

Donna incinta a colloquio con una dottoressa

iStock.com/M_a_y_a

Trattamento

La gravidanza molare in genere dev’essere rimossa chirurgicamente. L’intervento consiste in un’evacuazione per aspirazione, di pertinenza di un ginecologo, in anestesia spinale (solo raramente in anestesia generale). In alcuni casi, la gravidanza molare può essere trattata con la rimozione dell’utero (isterectomia), ma solo quando la donna non voglia affrontare ulteriori gravidanze.

Quasi tutti i casi di gravidanza molare posso essere risolti con successo.

Dopo la rimozione chirurgica rimangono comunque alcune cellule nell’utero. Nel tempo queste cellule muoiono spontaneamente in circa il 90% delle donne.

Per sicurezza quasi tutte le donne che hanno avuto una gravidanza molare vengono sottoposte a monitoraggio dell’ormone HCG; l’HGC è prodotto da una placenta normale ma anche da cellule molari ed è l’ormone normalmente utilizzato per i test di gravidanza. Può essere individuato sia nel sangue che nelle urine.

Questo permette di monitorare eventuali segni di malattia trofoblastica gestazionale persistente, possibile complicanza di una gravidanza molare (vedere oltre); in questi casi, i livelli di HCG rimangono costanti o aumentano invece di diminuire. Questa condizione richiede terapie ulteriori a base di chemioterapici.

Complicazioni

In alcuni casi, le cellule molari rimaste dopo evacuazione dell’utero ricrescono invece di andare incontro morte spontanea; si parla allora di malattia persistente.

È una delle forme maligne di malattia trofoblastica gestazionale, che includono la mola invasiva e il coriocarcinoma. Un’ulteriore evacuazione per aspirazione può essere occasionalmente di aiuto, ma in genere è necessario ricorrere alla chemioterapia per risolvere il problema.

Il rischio di trattamento ulteriore è di:

  • 1 su 10 dopo gravidanza molare completa,
  • 1 su 100 dopo gravidanza molare parziale.

La gravidanza molare invasiva in genere è trattata con una chemioterapia a base di metotrexate e acido folinico. Il metotrexate è somministrato per via intramuscolare (iniezione), l’acido folinico per bocca (compresse).

Iniezione e compressa vengono somministrate a giorni alterni per otto giorni, seguiti da un riposo di sei giorni. Il ciclo di otto giorni viene quindi ripetuto. Questa alternanza si protrae fino a sei settimane dopo normalizzazione dei livelli di HCG.

Ogni 100 casi si verificano da una a tre recidive.

La malattia trofoblastica persistente è diversa da altri tipi di cancro; la percentuale di guarigione nelle donne che la sviluppano dopo una gravidanza molare è circa del 100%. Questo significa che in pratica tutte le donne che vanno incontro a malattia trofoblastica persistente dopo gravidanza molare possono guarire.

Mentre la guarigione fisica è spesso relativamente veloce, il recupero emozionale può richiedere più tempo.

Non solo la gravidanza molare implica la perdita di un feto, ma comporta anche un piccolo rischio di crescita cancerosa. Questo può avere un enorme impatto emotivo.

Parlarne con il partner, il medico, uno psicologo o altre donne che abbiano avuto esperienze analoghe potrà essere di aiuto.

Gravidanze successive

Dopo una gravidanza molare, si raccomanda di evitare una nuova gravidanza fino al completamento del monitoraggio dell’ormone HCG. Ciò richiede in genere pochi mesi, ma talvolta può estendersi fino a un anno, sarà quindi il ginecologo a valutare tempi e modi.

Nella maggior parte delle donne in trattamento chemioterapico per malattia trofoblastica persistente il ciclo mestruale riprende sei mesi dopo la terapia.

Fonti e bibliografia

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Domande e risposte
  1. Anonimo

    È possibile andare incontro due volte di seguito a gravidanza molare?

    1. Dr. Roberto Gindro

      Sì, purtroppo è possibile, ma ovviamente non è detto che accada; certamente dopo un primo episodio i controlli saranno più serrati.

  2. Anonimo

    Ecografia perfetta, beta che crescono bene… ma da qualche giorno ho piccole tracce rosate negli slip. Il ginecologo mi ha detto che può capitare, ma sono terrorizzata all’idea di una gravidanza molare o extrauterina, cosa ne pensa?

    1. Dr. Roberto Gindro

      Extrauterina lo escluderei, alla luce di un’ecografia “perfetta”.
      Per la molare possiamo essere ragionevolmente ottimisti per beta ed ecografia.

      Moltissime gravidanza presentano nelle prime settimane tracce ematiche senza particolare significato, quindi se il suo ginecologo l’ha tranquillizzata è perché al momento tutto sembra procedere bene.

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