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Cos’è una zecca?
Le zecche sono artropodi, ma non sono insetti, appartengono invece alla grande famiglia degli aracnidi, che comprende anche ragni, acari e scorpioni.
Si tratta di “parassiti ematofagi obbligati”, tre parole che ci raccontano già molto delle loro abitudini:
- parassiti perché necessitano di un ospite per sopravvivere, ma appropriandosi di risorse senza dare nulla in cambio, anzi, come vedremo potendo rappresentare anche un pericolo di salute piuttosto concreto;
- ematofagi perché le risorse che bramano consistono essenzialmente nel sangue dell’ospite;
- obbligati perché non hanno alternative, o trovano un ospite o muoiono.
Hanno dimensioni variabili da qualche millimetro fino a circa 1 centimetro se parliamo di femmine dopo il pasto; il capo è caratterizzato dalla presenza di una bocca, il cui nome corretto è rostro, in grado di penetrare la pelle per succhiare il sangue dello sfortunato ospite.
Sono diffuse in tutto il mondo e se ne contano quasi 1000 specie diverse; in Italia, secondo fonti dell’Istituto Superiore di Sanità, sono 36 le specie presenti, ma le più rilevanti da un punto di vista sanitario
- Ixodes ricinus (la zecca dei boschi),
- Rhipicephalus sanguineus (la zecca del cane),
- Hyalomma marginatum
- e Dermacentor reticulatus.
Non so dirti se in senso più assoluto sia nato prima l’uovo o la gallina, e quindi non sono nemmeno in grado di dire se sia nato prima l’uovo o la zecca, ma quello che so è che il ciclo biologico prevede necessariamente l’intervento di uno o più ospiti, senza i quali l’antipatico animaletto non è in grado di riprodursi; l’intero ciclo può avvenire sullo stesso ospite, oppure su 2-3 differenti con preferenze variabili a seconda della specie, ma passa necessariamente attraverso 4 stati:
- uovo,
- larva,
- ninfa,
- adulto.
Dopo la schiusa ciascun passaggio da uno stadio a quello successivo richiede necessariamente un pasto di sangue, e forse anche per questo non si tratta di un parassita particolarmente schizzinoso nella scelta dell’ospite: con alcune differenze di specie, tutte sono in grado di potersi felicemente trasferire su animali diversi, in alcuni casi potendo parassitare tanto i mammiferi quanto gli uccelli, ed in alcuni casi l’uomo.
Se mettiamo per un attimo da parte la comprensibile repulsione, si tratta di animaletti affascinanti: le gambette sono dotate di peli con funzioni sensoriali, in grado di percepire odori, sostanze chimiche prodotte dall’ospite, ma anche cambiamenti di temperatura e la luce infrarossa emanata da un potenziale obiettivo. Sono estremamente resistenti e resilienti, in grado ad esempio di sopravvivere nel vuoto per quasi mezz’ora; hanno sviluppato un metabolismo sufficientemente lento da garantire loro la possibilità di sopravvivere molto a lungo tra un pasto e l’altro, fino a diverse settimane. Ne esistono specie che si sono adattate a parassitare i pinguini, con ovvie caratteristiche di resistenza alle temperature estreme dell’Antartide.
Il pasto di sangue, durante il quale la zecca deve necessariamente rimanere attaccata all’ospite, ha durata variabile da qualche ora a qualche settimana a seconda della specie di zecca; pensa che in alcuni casi il peso della zecca può aumentare anche di 600 volte al completamento del pasto (si veda la seconda foto in basso), tanto da diventare anche visibilmente più gonfia rispetto al momento dell’attacco.
L’habitat ideale è variabile a seconda della specie, potrebbe ad esempio trattarsi di boschi o, più in generale, luoghi ricchi di erba e arbusti dove possono aspettare il passaggio di un potenziale ospite, ma certamente pascoli e stalle sono un’ottima soluzione, molto vicina al nostro concetto di self-service. È importante comprendere che le zecche non saltano, non volano, non si lasciano cadere come piccoli paracadutisti dagli alberi, l’attacco richiede quindi un contatto diretto, peraltro piuttosto semplice se pensi che possono raggiungere l’estremità di piante e cespugli.
Una volta che si trovano di fronte al proprio pasto, anzi, sul proprio pasto, che si tratti di un cane, un animale selvatico o l’uomo, il passo successivo è sempre lo stesso: conficcare il rostro nella pelle per iniziare a succhiarne il sangue. Un po’ come avviene per le zanzare la puntura è tipicamente indolore, grazie all’inoculo di sostanze anestetiche, oltre che antiaggreganti ed antinfiammatorie, peraltro interessanti anche da un punto di vista farmacologico. A questo punto il banchetto va avanti per qualche giorno, dopodiché la zecca si stacca spontaneamente per passare allo stadio successivo.
Sono particolarmente attive e diffuse soprattutto nei mesi caldi, mentre durante la stagione fredda tendono a cercare riparo sotto le pietre, interrandosi in profondità o trovando rifugio nelle crepe dei muri, soprattutto nel caso di pollai e strutture simili.
Sono in grado di sopravvivere a danno non solo di molti animali, ma anche dell’uomo; in entrambi i casi possono diventare pericolosi vettore di malattie infettive a causa del contatto diretto che hanno con il sangue dell’ospite, anche se fortunatamente in Italia i rischi sono probabilmente inferiori a quelli di altre parti del mondo.
Ti segnalo comunque a questo proposito un utilizzo servizio fornito dall’European Centre for Disease Prevention and Control, che aggiorna periodicamente delle mappe di diffusione delle diverse specie di zecche.
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La zecca punge o morde?
Spesso pensiamo alla zecca che morde attraverso una piccola boccuccia da Alien, ma in realtà il sistema boccale si compone di un apparato pungente ed un apparato succhiatore, quindi è più corretto parlare di puntura di zecca.
Quanto è rischiosa la puntura di zecca?
Trovarsi una zecca addosso non è mai piacevole, ma chiariamo subito alcuni aspetti importanti:
- La puntura della zecca non è di per sé pericolosa.
- È possibile contrarre malattie dalle zecche? Sì.
- È possibile contrarre malattie gravi? Sì.
- Si tratta di un evento comune e probabile? No, fortunatamente no.
Ad esempio il rischio di contrarre la malattia di Lyme da una puntura di zecca è appena superiore all’1%, anche in aree in cui la malattia è diffusa (fonte UpToDate); serve quindi una giusta attenzione al problema perché è possibile, ma soprattutto in Italia le probabilità di andare incontro a complicazioni gravi sono fortunatamente ridotte.
Da un punto di vista generale sono in grado di fungere da vettore per diversi tipi di minacce, batteri, virus ed anche protozoi, anche contemporaneamente, rendendo quindi la vita per i medici particolarmente ostica, in quanto potrebbero trovarsi a quadri clinici sporchi, derivanti dalla sovrapposizione di più di un’infezione.
Secondo l’Istituto Superiore di Sanità
Le patologie infettive veicolate da zecche che presentano rilevanza epidemiologica nel nostro Paese sono principalmente:
- encefalite da zecca
- malattia di Lyme
- rickettsiosi
- febbre ricorrente da zecche
- tularemia
- meningoencefalite da zecche
- ehrlichiosi.
La maggior parte di queste malattie può essere diagnosticata esclusivamente sul piano clinico, ma una pronta terapia antibiotica, nelle fasi iniziali, è generalmente risolutiva in particolar modo per le forme a eziologia batterica. Solo raramente (fino al 5% dei casi) e in soggetti anziani o bambini queste infezioni possono essere pericolose per la vita.
Qualora dovessi scoprire di avere addosso una zecca questa andrebbe rimossa con una certa rapidità, perché la probabilità di contrarre un’infezione è proporzionale alla durata della permanenza del parassita, ma anche in questo caso non agire d’impulso se non l’avessi mai fatto, prendendoti il tempo necessario a fare riferimento a qualcuno più esperto o ad un medico. Evita magari il Pronto Soccorso, ma rivolgiti pure con fiducia al tuo curante o alla guardia medica.
Che poi in realtà il problema più grande è che spesso ci si ammala, ma senza aver avuto modo di vedere la zecca, senza la consapevolezza che ci sia stata una puntura, che a distanza di tempo non può essere provata con certezza.
In ogni caso questi rischi non giustificano paure irrazionali: non rinunciare ad una passeggiata nei boschi per paure delle zecche, che non ti venga in mente di abbandonare il tuo animale da compagnia se dovessi trovargli addosso una zecca, perché rischi molto di più ogni giorno quando sali in macchina e ti metti nel traffico.
Secondo il manuale Merck, oggi manuale MSD ma io che sono sono un boomer chiamo ancora con il vecchio nome, se non hai manifestato eruzioni cutanee o sintomi nell’arco di 30 giorni probabilmente non svilupperai alcun problema, ma soprattutto in aree endemiche il medico potrebbe comunque optare per una copertura di sicurezza.
Come togliere una zecca
La modalità di estrazione di una zecca è sostanzialmente la stessa, sia che si tratti di un cane, un gatto od un essere umano; esistono specifiche pinzette che rendono il tutto molto semplice, veloce e privo di rischi, io per esempio ne faccio occasionalmente uso sul mio piccolo amico, ma mi è capitato di usarle anche su me stesso dopo un trail. Se hai animali domestici può valere la pena tenerle in casa, costano davvero poco e durano per sempre.
Non sono comunque indispensabili, è possibile intervenire anche con pinzette normali a punte sottili, ma l’aspetto più importante è la necessità di imprimere un leggero movimento di rotazione, in modo da sfilare senza traumi una sorta di uncino che la zecca utilizza per rimanere ancorata sulla pelle.
La zecca va quindi afferrata il più possibile vicino alla pelle, per non rischiare di causarne la rottura, fatto avrebbe due spiacevoli conseguenze:
- un elevato rischio di rigurgito, con aumento della possibilità di contrarre infezioni,
- ma anche la possibilità che il rostro rimanga bloccato nella pelle, diventando molto complicato da estrarre, atto che andrebbe in questo caso delegato al medico.
Per la stessa ragione si consiglia in genere di non usare le dita, con cui dovresti necessariamente fare presa sul corpo del parassita con il rischio di comprimerlo.
Non utilizzare cose strane per rimuovere la zecca: alcol, benzina, acetone, trielina, ammoniaca, olio, grassi, oggetti arroventati come fiammiferi o sigarette, e nemmeno raggi laser ed interstellari, per evitare che la sofferenza possa provocare il rigurgito di materiale infetto.
Una volta rimossa, lava con acqua e sapone e poi disinfetta bene la zona, ma non usare disinfettanti scuri come Betadine o Mercuro Cromo, che colorerebbero la pelle impedendoti di notare eventuali cambiamenti nei giorni successivi. In caso di rossore, gonfiore, prurito puoi valutare con il tuo medico l’assunzione di un antistaminico per il tempo necessario.
L’ISS consiglia infine di conservare la zecca in una boccetta con alcol al 70%, se dovesse essere in seguito necessario sottoporla ad analisi specifiche, e procedere ad antitetanica. Se decidi di non conservarla non schiacciarla, ma disfatene attraverso lo sciacquone del bagno.
Ti segnalo infine che alcuni autori suggeriscono che sarebbe preferibile optare per il congelamento della zecca senza procedere alla sua rimozione, un po’ come si fa per le verruche, soprattutto per la riduzione dei rischi allergici, ma con tutti i limiti delle mie competenze in Italia in genere si preferisce ancora l’approccio classico.
Quando preoccuparsi
Una volta rimossa la zecca potresti notare nei giorni successivi la formazione di una piccola pallina sotto la pelle, ma senza accusare dolore o fastidio; si tratta di un granuloma, una sorta di residuo solido formato dal tuo sistema immunitario, che potrebbe persistere anche per lungo tempo ma che è sostanzialmente innocuo e solo raramente è necessario estrarre chirurgicamente.
Per quanto possa contare io non l’avevo sviluppato, mentre i miei cani quasi sempre, nonostante abbia la certezza di non aver lasciato il rostro infilato.
Potresti invece sviluppare rossore, dolore e calore localizzati nel sito della puntura, segno di un’infezione locale, che potrebbe essere da ascrivere ad esempio allo Staphylococcus aureus o allo streptococco di gruppo A: in questo caso eventuali residui della zecca, o magari graffi causati dal grattamento, sono fattori di rischio in grado di favorirla, ma il tutto è in genere risolvibile con un’adeguata terapia antibiotica, locale in forma di crema, od al limite sistemica.
A questo proposito NON usare antibiotici se non prescritti, e no, nemmeno il Gentalyn Beta, cerchiamo di imparare a limitare il ricorso agli antibiotici a quando siano effettivamente necessari; in questo caso abbiamo anche un motivo in più per evitare l’automedicazione, potrebbe infatti mascherare eventuali segni di malattia e rendere più complicata oltre che tardiva la diagnosi, con un aumento del rischio di complicazioni.
Segnala invece immediatamente ad un medico l’eventuale formazione di un alone rossastro a forma di bersaglio, una manifestazione caratteristica della malattia di Lyme, anche se purtroppo non osservabile in tutti i pazienti; anzi, se dovessi vederlo ti consiglio di farne una foto per essere sicura di poterlo mostrare al medico e ricordati che può comparire anche a distanza di settimane dalla puntura.
Allo stesso modo è importante cercare una diagnosi esatta in caso di sintomi sistemici, come
anche nel caso comparissero a distanza di tempo da una puntura di zecca.
Ti segnalo infine la cosiddetta sindrome alfa-gal, un’allergia alla carne rossa che sembra poter essere innescata dalla puntura di una zecca; ci sono state segnalazioni negli Stati Uniti ed in Europa, ma che io sappia non ancora in Italia, quindi per ora prendila più come una curiosità.
Prevenzione
Esistono alcune strategie utili a ridurre significativamente la possibilità di puntura qualora si frequentino ambienti a rischio:
- indossa abiti chiari, non perché servano da repellente, ma perché rendono più immediato vedere la zecca che ha in genere colore scuro
- copri le estremità, soprattutto gambe, con scarponcini alti e calzettoni o meglio ancora pantaloni lunghi,
- evitare di addentrarti nelle zone in cui l’erba è alta,
- al termine dell’escursione controllati a vicenda con gli altri partecipanti e controlla anche eventuali cani che ti abbiano accompagnato,
- controlla, scuoti ed eventualmente spazzola gli indumenti prima di portarli in casa.
Fonti e bibliografia
Autore
Dr. Roberto Gindro
laureato in Farmacia, PhD.Laurea in Farmacia con lode, PhD in Scienza delle sostanze bioattive.
Fondatore del sito, si occupa ad oggi della supervisione editoriale e scientifica.