I veri effetti collaterali delle statine non sono quelli che pensi!

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Le statine sono tra i farmaci più prescritti al mondo per la prevenzione e il trattamento delle malattie cardiovascolari, ma nonostante la loro efficacia sia supportata da una vastissima letteratura scientifica, il dibattito attorno ai loro effetti collaterali continua ad alimentare dubbi, paure e talvolta scelte poco informate.

In questo articolo analizziamo in modo chiaro, rigoroso e accessibile i dati reali sugli effetti avversi delle statine, il rapporto rischio-beneficio e le possibili strategie per migliorarne la tollerabilità, senza mai perdere di vista un principio fondamentale: in medicina contano i numeri, non le opinioni.

Quanto sono comuni gli effetti collaterali?

I disturbi più frequentemente segnalati con l’uso delle statine sono

È tuttavia importante notare che la reale incidenza di questi sintomi è molto più bassa di quanto si pensi. I dati raccolti su oltre 4 milioni di pazienti indicano che meno del 10% lamenta un qualsiasi effetto collaterale. E se si guarda con ancora più rigore, confrontando le statine con placebo, la vera intolleranza farmacologica riguarda meno di un paziente su 20.

Esiste una discrepanza importante tra l’intolleranza percepita e quella documentata: molti dei sintomi che i pazienti attribuiscono alle statine non sono effettivamente causati dalla molecola, ma da un fenomeno noto come effetto nocebo – cioè la comparsa di sintomi dovuta all’aspettativa che il farmaco possa provocare danni.

No, non tutte le statine sono uguali

Il termine statine si riferisce a una famiglia di farmaci che condividono lo stesso meccanismo d’azione, ma che presentano profili di tollerabilità diversi. Molecole come pravastatina e rosuvastatina, ad esempio, sono spesso meglio tollerate da chi ha avuto problemi con altre statine, mentre simvastatina, soprattutto a dosi elevate, è più frequentemente associata a effetti muscolari e interazioni con altri farmaci.

Ogni statina ha una diversa solubilità, metabolismo epatico, emivita e penetrazione nei tessuti, elementi che influenzano l’insorgenza e la gravità degli effetti avversi.

Dolori muscolari: tra realtà e suggestione

Uomo che si tocca il polpaccio a causa del dolore; di fronte a lui una confezione di "statina"

Il dolore muscolare è l’effetto collaterale più comune e temuto, ma nella maggior parte dei casi non è associato a un danno strutturale del muscolo, come dimostrato dal fatto che i livelli di creatinchinasi (CK) restano normali.

L’effetto nocebo gioca un ruolo importante: aspettarsi il dolore lo rende più probabile, anche in assenza di una causa biologica.

La rabdomiolisi, forma estrema e pericolosa di danno muscolare, è rarissima (pochi casi per milione di pazienti trattati) e si verifica soprattutto con dosaggi alti o in concomitanza con altri farmaci a rischio.

E il fegato?

Le statine possono causare un aumento transitorio delle transaminasi epatiche.

  • Se questo incremento è lieve, non richiede necessariamente la sospensione della terapia.
  • In casi più marcati, il medico può valutare un cambio di molecola o la sospensione.

Sintomi come stanchezza, urine scure, ittero o dolore al fianco destro devono sempre essere segnalati tempestivamente al medico, anche se si tratta di eventi rari.

Le statine causano diabete?

Sì, è possibile un leggero aumento della glicemia, soprattutto in persone predisposte (obese, in prediabete). Tuttavia, questo rischio è piccolo e non annulla i benefici della terapia, nemmeno nei pazienti già diabetici. Anzi, in questi soggetti le statine riducono significativamente il rischio di infarto e ictus.

Per approfondire:

Disturbi cognitivi: reale nesso o coincidenza?

Negli anni sono stati riportati casi di confusione mentale o perdita di memoria, tuttavia la letteratura scientifica non ha mai dimostrato in modo convincente un nesso causale diretto.

In ogni caso, eventuali disturbi regrediscono alla sospensione della terapia.

Chi è più a rischio?

Alcune categorie di pazienti sono più soggette a sviluppare effetti collaterali:

  • Chi assume farmaci che interagiscono con le statine
  • Chi assume dosaggi elevati
  • Donne e persone di bassa statura/peso corporeo
  • Anziani e pazienti con patologie renali o epatiche
  • Consumatori abituali di alcol
  • Chi soffre di ipotiroidismo o patologie neuromuscolari

Particolare attenzione va riservata anche al consumo di succo di pompelmo, che può aumentare significativamente la concentrazione di alcune statine nel sangue.

Quando il fastidio supera il beneficio?

Se gli effetti collaterali diventano limitanti o preoccupanti esistono alternative: cambiare statina, aggiustare il dosaggio, associare farmaci come l’ezetimibe, o in alcuni casi sospendere temporaneamente.

Il dialogo con il medico è fondamentale: solo lei/lui può modulare la terapia in base alla risposta individuale.

Conclusione: una scelta razionale

Le statine non sono perfette e non sono innocue, ma sono tra gli strumenti più efficaci e sicuri a disposizione della medicina moderna per prevenire eventi cardiovascolari. Il loro uso deve sempre essere basato su una valutazione attenta e personalizzata del rapporto rischio-beneficio, che consideri tutti i fattori di rischio, non solo il colesterolo.

Una scelta consapevole non si basa su paure, mode o disinformazione, ma su dati concreti. E i dati ci dicono che, nel paziente giusto, le statine salvano vite.

Fonti

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