Per decenni, ai pazienti con diverticolosi è stato detto di evitare semi, frutta secca a guscio, popcorn, mais e frutta con semini (come kiwi e fragole); l’idea era semplice e in qualche modo intuitiva, perché questi alimenti contengono piccole parti dure che si pensava potessero incastrarsi nei diverticoli – quelle piccole “tasche” che si formano nel colon – e provocare diverticolite o sanguinamenti.
Ma questa raccomandazione ha in realtà sempre avuto basi più teoriche che pratiche e oggi, grazie a una modesta ma crescente mole di studi prospettici di alta qualità possiamo finalmente rispondere con maggiore certezza a una domanda cruciale per milioni di persone: i pazienti con diverticoli possono mangiare frutta secca e semi?
Evidenze dalla coorte maschile: lo studio di Strate et al. (JAMA, 2008)
Nel 2008, uno studio fondamentale di Strate et al. pubblicato su JAMA ha per primo scardinato questa convinzione. Analizzando i dati di 47.228 uomini della coorte Health Professionals Follow-Up Study seguiti per 18 anni, gli autori hanno documentato che il consumo frequente (almeno due volte a settimana) di frutta secca e popcorn era associato a un rischio significativamente più basso di diverticolite (hazard ratio rispettivamente di 0,80 e 0,72 rispetto ai consumatori sporadici).
Non è emersa alcuna associazione tra consumo di mais e rischio di diverticolite, né tra nessuno di questi alimenti e il rischio di sanguinamento diverticolare. Non si è nemmeno osservato alcun legame tra il consumo di questi cibi e lo sviluppo di diverticolosi (ovvero la semplice presenza di diverticoli senza infiammazione).
Limiti dello studio
Nonostante la solidità metodologica, questo studio era limitato a una popolazione maschile, in buona parte composta da professionisti della salute, e non considerava esplicitamente la qualità complessiva della dieta, un fattore noto per influenzare il rischio di molte malattie croniche, comprese quelle gastrointestinali.
La conferma del 2025
Un’importante conferma è arrivata con il nuovo studio pubblicato nel maggio 2025 su Annals of Internal Medicine, condotto da Barlowe, Anderson e colleghi. Questo studio ha analizzato i dati di 29.916 donne (età 35-74 anni) seguite per una media di 13,9 anni in una coorte prospettica statunitense. Tutte le partecipanti erano esenti da malattie infiammatorie intestinali, cancro e diverticolite all’inizio dello studio.
I risultati emersi dall’analisi non lasciano spazio a dubbi:
- Frutta secca, arachidi, semi e frutti con semi commestibili (come fragole e kiwi) non erano associati a un aumento del rischio di diverticolite.
- Il consumo elevato di mais era associato a una riduzione del rischio.
- Nessun pattern alimentare era associato al rischio di sviluppare diverticolosi.
- L’adesione alta a diete notoriamente salutari, come la DASH o la Healthy Eating Index, era associata a un rischio significativamente ridotto di sviluppare diverticolite.
Gli autori concludono
I nostri risultati smentiscono la credenza diffusa secondo cui sarebbe necessario evitare alimenti con particelle per prevenire la diverticolite.
Considerazioni finali
Ad oggi, non esiste quindi alcuna evidenza biologica convincente che dimostri che frammenti alimentari come semi o frutta secca possano “incastrarsi” nei diverticoli e causare infiammazione. I meccanismi patogenetici della diverticolite sembrano piuttosto legati a fattori infiammatori sistemici, alterazioni del microbiota e modificazioni della parete colica legate all’età e allo stile di vita.
La frutta secca e i semi, al contrario, sono ricchi di fibre, grassi insaturi, vitamina E, zinco, magnesio e composti antinfiammatori, che potrebbero esercitare un effetto protettivo sulla salute intestinale.
Autore
Dr. Roberto Gindro
DivulgatoreLaurea in Farmacia con lode, PhD in Scienza delle sostanze bioattive.
Fondatore del sito, si occupa ad oggi della supervisione editoriale e scientifica.