L’unica certezza che abbiamo sulla vitamina D? Che di certezze non ne abbiamo.
Beh, no, dai… se c’è un’idea su cui siamo tutti d’accordo è che l’integrazione con vitamina D curi l’osteoporosi e riduca il rischio di fratture, giusto?
Peccato che (anche questa) potrebbe essere un’idea sbagliata.
La tentazione di semplificare la complessità
Viviamo in un’epoca in cui tutto deve essere chiaro, netto, semplificato. La scienza, però, non funziona così. Soprattutto quando parliamo di fisiologia umana, un sistema incredibilmente complesso, dinamico e in continuo adattamento.
Eppure, si continua a sentire dire che:
- Se un po’ di vitamina D fa bene… allora di più farà sicuramente meglio.
- Se il nostro corpo produce una sostanza, come può diventare un problema?
Ma la realtà è molto più sfumata.
La vitamina D è coinvolta in un numero di processi che ancora fatichiamo a stimare con precisione, e già questa consapevolezza di sapere di non sapere dovrebbe spingerci alla cautela.
“Nonostante decenni di ricerca, restano ancora molte incertezze su cosa definisca esattamente una carenza di vitamina D, sui reali benefici per la salute di un suo aumento e sulle dosi necessarie. Per questo, diverse società scientifiche ed esperti hanno fornito raccomandazioni spesso discordanti sui dosaggi di integrazione.” (Fonte)
Ecco l’attuale consenso scientifico sulla vitamina D: siamo tutti d’accordo sul fatto che sappiamo di non sapere ancora molto.
Non riusciamo nemmeno a metterci d’accordo sui livelli minimi necessari, per non parlare di quanto e come integrarla, ma soprattutto non abbiamo ancora dimostrato se, a chi e a cosa serva davvero integrarla.
A parte i casi di grave carenza, dove l’integrazione è indiscutibilmente necessaria, ogni altra strategia è poco più che una scommessa sulla direzione che prenderà la ricerca nei prossimi anni. Quasi un atto di fede…
Vitamina D e osteoporosi: vuoi prevenire la perdita ossea o le fratture?
Prima di tutto: vuoi prevenire l’osteoporosi o vuoi prevenire le fratture? Perché potrebbe non essere la stessa cosa. Ma soprattutto, rimangono ancora troppe controversie da chiarire:
- Somministra più di 1500 UI al giorno di vitamina D a 72.000 donne sane e aumenterai il rischio di frattura dell’anca (Fonte).
- Ma se ti mantieni su 800-1000 UI al giorno, potresti ridurre non solo le fratture, ma anche il rischio di caduta (Fonte).
E se fossimo di fronte alla più classica delle curve a U (fonte)? Dove
- troppo poco è male,
- il giusto è bene,
- troppo è di nuovo male
Ma probabilmente questo non è vero se conduci analisi dalla Svizzera, dove un’integrazione di vitamina D ad alto dosaggio (più di 800 UI al giorno) si è rivelata piuttosto utile nella prevenzione delle fratture dell’anca e di qualsiasi frattura non vertebrale nelle persone di età pari o superiore a 65 anni.
O forse semplicemente non serve punto e basta, quantomeno in assenza di fattori di rischio… ma attenzione, anche questo ci direbbe qualcosa… perché suggerire un’integrazione di massa per tutta la popolazione se in assenza di specifici fattori di rischio non ne avremmo benefici in termini di osteoporosi e non abbiamo ancora le idee di chiare di cos’altro possa fare nel nostro corpo?
Vitamina D e calcio: una relazione complicata
C’è chi ritiene che la chiave sia l’integrazione simultanea di calcio e vitamina D (fonte), ma:
- Alcuni studi suggeriscono un aumento del rischio di calcificazione coronarica con il calcio (fonte), anche se evidenze più recenti tranquillizzano (fonte).
- Altri lavori suggeriscono che il calcio crei problemi solo se non è correttamente associato alla vitamina D (Fonte).
Nel dubbio, garantirsi un apporto adeguato solo con l’alimentazione potrebbe essere la scelta migliore (fonte), magari alternando fonti di calcio vegetali al pesce, ricco a sua volta di vitamina D (pesce azzurro, salmone, …).
Ma allora devo integrarla o no?

Shutterstock/VH-studio
Non lo so.
E chi dice di saperlo con certezza dovrebbe farti sorgere più di un sospetto, perché se io non sono nessuno per suggerirti cautela, c’è chi ha più titoli di me nel farlo.
Perché la verità è che della vitamina D ci mancano ancora troppe informazioni (prima ancora che certezze).
E no, il fatto che sia “naturale” e prodotta dal corpo non significa che sia automaticamente sicura. È quasi sicuramente molto sicura a basse dosi, ma non tutti sono pronti a scommettere altrettanto su quantità più elevate.
L’unico consiglio che ha davvero senso
L’unico approccio valido per chiunque? Lo stile di vita.
- Cammina regolarmente e il tuo cuore ti ringrazierà.
- Fai esercizi isometrici e abbasserai la pressione.
- Allena la forza e manterrai le ossa sane.
- Migliora equilibrio e flessibilità e potresti evitare proprio quella caduta che, osteoporosi o no, sarebbe stata la vera causa della frattura.
- Fallo all’aria aperta e il tuo corpo sarà più autonomo nella produzione di vitamina D.
Sii critico, sempre
In un concerto di Franco Battiato, Manlio Sgalambro “rifilò al pubblico un paio di inutili consigli”:
“Siate cauti nell’accettare consigli, e pazienti con chi li dispensa. Accettate quest’ultimo consiglio… non accettate mai consigli.”
Forse è proprio quello che dovremmo fare: essere più critici verso chi dispensa consigli, soprattutto se non è il tuo medico, soprattutto se non conosce il tuo caso.
E sì, prima di tutto dovresti essere critico verso chi, come me, ti suggerisce di diffidare di chi dispensa consigli.
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Autore
Dr. Roberto Gindro
DivulgatoreLaurea in Farmacia con lode, PhD in Scienza delle sostanze bioattive.
Fondatore del sito, si occupa ad oggi della supervisione editoriale e scientifica.