Negli ultimi anni, la parola “proteine” è diventata una sorta di passe-partout nutrizionale. Non importa se parliamo di barrette, cereali per la colazione, pasta o bevande vegetali: aggiungere la dicitura “ricco di proteine” sembra garantire un’aura di salubrità.
Ma dietro questa moda si nasconde un quesito fondamentale: abbiamo davvero bisogno di più proteine?
Il contesto: un’ossessione in crescita

Prodotto inventato… almeno per ora… ☺️
Negli ultimi anni, le proteine sono diventate uno dei nutrienti più valorizzati nel marketing alimentare. L’idea che “più proteine = più salute” si è diffusa a tal punto da trasformare profondamente le scelte dei consumatori e le strategie delle aziende.
Il risultato?
Una vera e propria “mania da proteine”, che si manifesta in due direzioni principali:
- Da un lato, vediamo una proliferazione di prodotti ultra-processati che sbandierano il contenuto proteico come simbolo di qualità nutrizionale, anche quando si tratta di alimenti notoriamente poco sani (come certi cereali da colazione o snack confezionati).
- Dall’altro, assistiamo a un aumento marcato del consumo di carne e pollame, sostenuto anche da un calo nel numero di persone che cercano di evitarli (dal 37% nel 2022 al 22% nel 2025, secondo FMI – The Food Industry Association). L’industria alimentare, cogliendo questa tendenza, sta promuovendo sempre più apertamente un ritorno alla carne come fonte “naturale” e “superiore” di proteine.
In parallelo, i dati di mercato mostrano che la “presenza di proteine” è oggi il claim salutistico più cercato nei menù dei ristoranti. Tutto questo avviene nonostante il fatto che, nella maggior parte dei casi, l’apporto proteico medio sia già ampiamente sufficiente, se non eccessivo.
Abbiamo bisogno di più proteine?
Una revisione recente dei fabbisogni proteici ha esaminato se le attuali raccomandazioni (i cosiddetti DRI, ovvero Dietary Reference Intakes) vadano aggiornate. In sintesi:
- Alcuni studi suggeriscono fabbisogni leggermente superiori per categorie specifiche come bambini in crescita e donne in gravidanza.
- Tuttavia, non esiste una base solida per aumentare le raccomandazioni generali alla popolazione adulta.
- Anzi, la maggior parte delle persone nei Paesi ad alto reddito assume già il doppio della quantità raccomandata di proteine giornaliere.
In altre parole, nessuno sta morendo di carenza proteica, salvo rare eccezioni in contesti di malnutrizione o malattie croniche gravi.
Un eccesso di proteine può fare male?
Questa è la buona notizia: secondo un’altra revisione della letteratura, intitolata significativamente “I danni da eccesso proteico: congetturati, postulati, affermati e presunti, ma dimostrati?”, non esistono prove solide che un apporto proteico elevato sia dannoso per la salute nelle persone sane.
Certo, alcuni studi osservazionali hanno trovato associazioni tra diete molto ricche di proteine animali e alcune patologie (come insufficienza renale, aumento del rischio cardiovascolare o tumori), ma le correlazioni non dimostrano un rapporto causa-effetto. E spesso si tratta di diete squilibrate nel complesso, ricche anche di grassi saturi, sodio e carni processate.
In assenza di patologie renali preesistenti, non è stato identificato un limite massimo oltre il quale le proteine diventano tossiche per l’organismo.
3. E quindi? Che fare?
Il messaggio di Marion Nestle, professoressa emerita di nutrizione e salute pubblica alla New York University, tra le voci più autorevoli al mondo sulla politica alimentare, è chiaro:
“Se pensate di dover mangiare più proteine, fatelo. Possiamo discutere sull’utilità, ma difficilmente vi farà male. Personalmente? Tutto con moderazione, proteine comprese. Non è in cima alla lista delle mie preoccupazioni nutrizionali.”
E in effetti, il problema non è quante proteine consumiamo, ma come le integriamo nel contesto della nostra dieta generale:
- Proteine da fonti vegetali (legumi, frutta secca, cereali integrali) apportano anche fibra, micronutrienti e meno grassi saturi.
- Le proteine animali possono far parte di una dieta equilibrata, ma vanno scelte con attenzione (meno carni rosse e lavorate, più pesce e latticini magri).
- La qualità della dieta conta più della quantità di un singolo macronutriente.
Articolo originale di Marion Nestle