Nespole: perché mangiarle anche se hanno poche vitamine

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Cosa sono le nespole?

No, quella che vedi nella foto sotto non è un’albicocca diversamente bella, ma un frutto completamente diverso: è una nespola.

Più precisamente è una nespola giapponese, che non va confusa con la nespola comune (o germanica), tipica sì dell’Europa, ma botanicamente diversa: anche quest’ultima appartiene alla famiglia delle rosacee, ma oggi è sempre meno comune.

Nespole

Shutterstock/mahirart

Quello giapponese è invece arrivato nel vecchio continente da un paio di secoli circa e presenta due grandi differenze con la specie europea:

  • quella giapponese ci dona i suoi frutti in primavera
  • e in forma già pronta al consumo.

Insomma, la cogli a maggio matura dall’albero e puoi gustarla immediatamente, al contrario di quella europea, che prevede una raccolta all’inizio dell’inverno, ma soprattutto una successiva fase di maturazione, un po’ come succede con i kiwi. Li cogli ancora duri… e poi aspetti, consumandoli un po’ per volta nella stagione fredda man mano che diventano morbidi.

A proposito di mangiarle appena colte, non è ovviamente necessario pelarle e serve solo un minimo di attenzione alla presenza dei semi interni; altra curiosità interessante, sai quanti sono i grossi semi?

Da uno a quattro, lisci e tondeggianti, ma di dimensione… importante… più simili a quelli delle albicocche che non a quelli delle mele, tanto per intenderci.

Semi che, per inciso, sarebbe meglio non mangiare, perché come spesso accade contengono piccole quantità di glicosidi cianogeni  in grado di rilasciare cianuro con la digestione, sebbene ovviamente la bassa concentrazione, insieme al gusto amaro che ne scoraggia il consumo, prevengano in genere danni reali.

Che gusto hanno?

Se le hai già assaggiate ti faccio una domanda, che gusto hanno le nespole?

Se hai risposto acidulo è probabile che anche tu sia caduto nelle trappole di una richiesta di mercato sempre più rapida: in realtà, se raccolte al momento giusto, le nespole sviluppano un sapore tipicamente dolce e ricco (per quanto vadano riconosciute alcune differenze tra cultivar differenti), piuttosto diverso da quello aspro spesso associato a frutti raccolti prematuramente per fini commerciali, spesso anche perché siamo alle porte della stagione calda, ma i frutti caratteristici non ci sono ancora.

Purtroppo non possiamo nemmeno rimediare con un po’ di pazienza, come invece faremmo con i kiwi: le nespole giapponesi NON sono climateriche, un modo difficile che quelli studiati usano per dirci che no, purtroppo una volta staccate dalla pianta non maturano più.

Una volta colta ha peraltro una vita relativamente breve, non più di 10 giorni a temperatura normale, prima di diventare progressivamente più scura all’interno e mostrare altri cambiamenti come una maggior aderenza della buccia alla polpa… buccia che comunque, come già detto, si può consumare.

Anzi, si deve consumare; come sempre accade, sono infatti numerosi i nutrienti che si accumulano maggiormente proprio nella buccia rispetto alla polpa, come alcuni carotenoidi, e che nel complesso rendono conto del fatto che la buccia sia in grado di esprimere un effetto antiossidante addirittura superiore alla polpa.

Cosa contengono?

A proposito di contenuto nutrizionale, secondo le tabella del CREA 100 g di frutto apportano 32 kcal, quindi molto poco e presumibilmente ancora meno nel caso di frutti aciduli, derivanti quasi esclusivamente da zuccheri, mentre sono quasi insignificanti le frazioni di proteine e grassi.

Interessante ovviamente l’apporto di fibra, poco più di 2 g, e un buon 250 mg di potassio, che certamente non disprezziamo, anche in considerazione del fatto che lo scarso apporto calorico ci permette un consumo relativamente sereno del frutto.

Tanto per intenderci, la banana ne apporta 350 mg per 100 g, ma accompagnata da più del doppio delle calorie.

Non è particolarmente dotata in termini di vitamine, un po’ di A, di B6 e poca altra roba; possiamo ancora nominare il manganese, ma dobbiamo essere onesti e riconoscere che la nespola non brilla per ricchezza di vitamine e minerali, ma garantisce comunque un effetto antiossidante che, da solo, ne giustifica il consumo.

Benefici e proprietà

A questo punto per convincerti a consumarla dovrei nominarti alcune ricerche che ne hanno indagato gli effetti di prevenzione sull’ossidazione del colesterolo LDL, oppure lo studio condotto tra l’altro da ricercatori dell’Università di Pisa che si sono concentrati sul contenuto di polifenoli e sui loro effetti antitumorali, ma si tratta onestamente di lavori preliminari e, soprattutto, a mio avviso NON abbiamo bisogno di arrampicarci ogni volta sugli specchi per tentare di trasformare qualsiasi frutto in un superfood.

Non fraintendermi, ci sono ricerche che indagano come gli estratti di nespola esibiscano effetti bioattivi con potenziali decisamente interessanti, ad esempio perché legati al contrasto di infiammazione, diabete, cancro, infezioni batteriche, invecchiamento, dolore, allergie e altri problemi di salute… studi che spesso sono nati dalla valorizzazione dell’uso medico tradizionale.

Forse un un giorno ne dimostreremo qualche effetto specifico, ma la verità è che una dieta sana non si basa unicamente su alimenti etichettati come “speciali”, ma piuttosto su un approccio equilibrato e vario che includa a prescindere un’ampia gamma di alimenti.

Ne vale davvero la pena?

Varietà e rotazione sono esse stesse cibi fondamentali, se mi passi la licenza poetica.

La varietà non solo mantiene interessante il regime alimentare, ma garantisce anche un apporto equilibrato di nutrienti essenziali che diversi alimenti offrono in modi complementari. Alcuni nutrienti sono più abbondanti in certi alimenti rispetto ad altri, e diversificare ciò che mangiamo assicura che il nostro corpo riceva una copertura completa delle sue necessità nutrizionali.

Dicevamo prima che le nespole fungono un po’ da trait d’union tra i frutti invernali e quelli estivi… Ebbene, se proprio dovessi scegliere, con una pistola puntata alla testa, tra una mela e una nespola sceglierei la prima, ma non dimentichiamo che le mele che consumiamo a maggio sono state colte ormai da diversi mesi e conservate in celle frigorifere, quindi il contenuto nutrizionale che sulla carta è senza dubbio più interessante, non è di certo migliorato in questo lasso di tempo, anzi.

Incorporare alimenti locali e stagionali, a maggior ragione anche quelli un po’ trascurati come le nespole, è quindi un ingrediente fondamentale di una dieta varia: questi alimenti non solo sono spesso più freschi e nutrienti, probabilmente sono meno trattati anche se scelti non necessariamente bio, e il loro consumo supporta anche l’economia locale.

Se c’è un messaggio che vorrei lasciarti con questo articolo è allora proprio questo: quando sei al supermercato o, meglio, al banco di un’azienda agricola locale, non scegliere solo in base ad abitudini e contenuto vitaminico che hai visto sbandierato su Instagram un attimo prima, scegli anche con curiosità e apertura mentale verso nuovi sapori, due abilità che devi costantemente mantenere allenate (e non solo in cucina…); lasciati guidare dall’interesse per la stagionalità e la provenienza degli alimenti, esplorando le varietà meno conosciute che possono arricchire la tua dieta non solo di nutrienti, ma anche di cultura e storie. In questo modo, il tuo carrello della spesa non sarà solo un insieme di prodotti, ma una vera e propria collezione di esperienze e gusti che sostengono la tua salute e quella del pianeta.

Fonti e bibliografia

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