Cos’è la tubercolosi?
La tubercolosi (anche conosciuta come TBC o tisi) è un’infezione causata da un batterio chiamato Mycobacterium tuberculosis. I batteri di solito attaccano i polmoni, ma sono in grado di interessare potenzialmente qualsiasi parte del corpo, tra cui anche reni, colonna vertebrale e cervello.
Poiché non tutti i soggetti infettati si ammalano, si individuano due condizioni:
- infezione latente,
- malattia tubercolare.
L’infezione tubercolare latente è una condizione in cui il soggetto è venuto a contatto con il batterio, ma non presenta una malattia attiva, ossia
- non presenta sintomi,
- non è infettivo,
- e potrebbe non ammalarsi mai (90% dei casi).
La malattia tubercolare consiste invece in una condizione che si palesa attraverso sintomi e disturbi, oltre ad esporre il soggetto infetto a rischi di salute anche gravi.
Dall’infezione, quando si ha accesso ai farmaci, è possibile guarire nel 95% dei casi.
Come si prende?
La tubercolosi è una malattia causata dal batterio Mycobacterium tuberculosis che colpisce principalmente i polmoni, sebbene possa interessare anche altri organi.

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Tra le più temute malattie del XIX secolo, la tubercolosi fu l’ottava causa maggiore di morte infantile tra 1 e 4 anni nel corso del 1920. Con il miglioramento del tenore di vita e dell’assistenza sanitaria l’incidenza della TBC diminuì, dal 1960 non figura più nemmeno tra le prime 10 cause di morte nei gruppi di bambini di qualsiasi età.
Oggi la tubercolosi ha segnato un inaspettato ritorno negli Stati Uniti e nel resto del mondo occidentale (Italia compresa), specialmente in alcuni specifici gruppi a rischio.
È contagiosa? Come si tramette?
La diffusione della tubercolosi avviene da persona a persona, ma sono necessari contatti ravvicinati e prolungati affinché possa effettivamente essere contratta.
I batteri vengono immessi nell’aria quando un soggetto con TBC del polmone o della gola tossisce, starnutisce, parla o canta. Gli individui nelle vicinanze possono respirarli e venire infettati.
La TBC non si diffonde con:
- strette di mano,
- condivisione di cibo o bevande,
- contatto con lenzuola o tavolette del gabinetto,
- condivisione di spazzolini da denti,
- baci,
- vestiti,
- utilizzo di bagni pubblici,
- contatto con altre superfici.
In genere la trasmissione avviene in seguito a contatti stretti, come nel caso di nuclei famigliari, mentre è altamente improbabile il contagio da parte di sconosciuti in mezzi e locali pubblici.
Fattori di rischio
Un rischio aumentato di infezione tubercolare esiste per soggetti che:
- hanno contatti prolungati con un malato di TBC,
- provengono da un paese o sono stati di recente in un paese in cui la malattia tubercolare sia molto comune,
- soggiornano o lavorano in ambienti in cui la TBC è più frequente, per esempio i ricoveri per senza tetto, prigioni o case di cura per problemi cronici,
- lavorano come personale sanitario con pazienti a rischio di TBC.
Il rischio di sviluppare la malattia tubercolare dopo il contagio è maggiore in:
- portatori di infezione HIV,
- bambini con meno di 5 anni di età,
- soggetti infettati da meno di due anni,
- persone con altri problemi di salute che indeboliscano le difese dell’organismo,
- individui che fumano, alcolisti e/o consumatori di droghe,
- pazienti con TBC non trattata adeguatamente.
Infezione tubercolare latente e malattia tubercolare
I batteri della TBC possono vivere nell’organismo senza causare malattia. Questa condizione è nota come infezione tubercolare latente.
La maggior parte dei soggetti che inalano i batteri della TBC e ne vengono contagiati è in grado di combattere i batteri e arrestarne la crescita. Soggetti con TBC latente non si ammalano e non sviluppano alcun sintomo. Questi soggetti non sono contagiosi e non possono diffondere i batteri della TBC ad altri.
Nel momento in cui i batteri presenti dovessero riuscire a moltiplicarsi, il soggetto passerebbe dallo stadio di infezione tubercolare latente a malattia tubercolare.
I batteri della TBC si attivano se il sistema immunitario non riesce a fermarne la crescita. Quando sono attivi (quando cioè proliferano nell’organismo), i batteri causano la malattia tubercolare, i soggetti colpiti si ammalano e diventano anche potenzialmente contagiosi per le persone con cui entrano quotidianamente in rapporto per periodi significativi.
Molti soggetti con infezione latente non sviluppano mai la malattia tubercolare. Alcuni sviluppano la malattia tubercolare poco dopo l’infezione (entro settimane o mesi) prima che il sistema immunitario possa combattere i batteri della TBC. Altri possono ammalarsi anni dopo, se il loro sistema immunitario si indebolisce per altri motivi.
Globalmente, circa il 5-10% dei soggetti contagiati che non vengono trattati per infezione latente sviluppa la malattia tubercolare nell’arco della propria esistenza. Nei soggetti con sistema immunitario debole, specialmente quelli affetti da HIV, il rischio di sviluppare la malattia tubercolare è molto più alto rispetto a individui con sistemi immunitari normali.
In generale, sono ad alto rischio di malattia tubercolare queste due categorie di persone:
- soggetti infettati di recente con batteri della TBC,
- soggetti con condizioni di salute deteriorate che indeboliscono il sistema immunitario.
Sintomi
Sintomi iniziali
I batteri della TBC possono anche vivere nell’organismo senza causare malattia, questa condizione è nota come infezione tubercolare latente. La maggior parte dei soggetti che inalano i batteri della TBC e ne vengono contagiati è in grado di combattere i batteri e arrestarne la crescita. I soggetti con infezione tubercolare latente non stanno male, non hanno sintomi e non possono trasmettere la TBC ad altri.
Quando presenti, i sintomi iniziali della tubercolosi includono tosse persistente (spesso con catarro), febbre lieve, sudorazioni notturne, affaticamento e perdita di peso.
Adulti
I sintomi della tubercolosi dipendono dalla sede del corpo in cui i batteri stanno proliferando, ma quasi tutte le forme si manifestano con la comparsa di:
- debolezza o stanchezza,
- perdita di peso,
- perdita di appetito,
- brividi,
- febbre,
- sudorazione notturna.
Quando l’infezione si sviluppa nei polmoni possono manifestarsi anche
- una brutta tosse perdurante 3 settimane o più, con espettorato sanguinolento o catarro,
- mancanza di fiato,
- dolore al petto.
I sintomi di TBC in altre zone corporee dipendono dall’area colpita.
I soggetti con infezione tubercolare latente non si sentono ammalati, non hanno sintomi e non possono trasmettere la TBC ad altri.
Bambini
Nei bambini la tubercolosi polmonare primaria, quella cioè che si manifesta alla prima infezione da batteri della tubercolosi, non produce nessun segno o sintomo e nemmeno con una radiografia al torace si possono individuare segni o infezione. Raramente si possono verificare un ingrandimento dei linfonodi e la tosse.
Nella maggior parte dei casi se una tubercolinoreazione alla pelle, usata per capire se qualcuno è stato infettato dai batteri della tubercolosi, risulta positiva questo indica che il bambino è stato infettato. I bambini con tubercolinoreazione positiva, anche se non sembrano malati, di solito hanno bisogno di cure.
L’infezione primaria tende di norma a risolversi spontaneamente, perché un bambino sviluppa immunità nel giro di 6 o 10 settimane. In alcuni casi può tuttavia progredire e distendersi al polmone prendendo il nome di tubercolosi primaria progressiva o ad altri organi. Questo diventa causa della comparsa di sintomi più evidenti come
- febbre,
- perdita di peso,
- stanchezza,
- inappetenza
- e tosse.
Si riconosce poi un altro tipo di infezione, la tubercolosi secondaria. In questo caso l’infezione primaria è risolta, ma i batteri rimangono inattivi e quiescenti. Quando le condizioni diventano favorevoli, per esempio per ridotta immunità, i batteri diventano attivi. Il sintomo più evidente è una febbre persistente, con sudorazione durante la notte. Potrebbero seguire poi stanchezza e perdita di peso. Se la malattia progredisce e si formano delle cavità nei polmoni si può avere tosse e produzione di saliva, muco che potrebbe contenere anche tracce di sangue.
Durata
La tubercolosi è una malattia cronica, che può persistere per anni se non viene curata.
Quando chiamare il medico
Chiama il dottore se il tuo bambino o il paziente:
- è stato in contatto con una persona che ha (o è sospettato di avere) la tubercolosi,
- ha febbre persistente,
- manifesta una tosse persistente che non risponde ai farmaci standard per la tosse.
Diagnosi
Le linee guida del Ministero della salute suggeriscono come test di prima scelta l’intradermoreazione secondo Mantoux, un test da eseguire sulla pelle del braccio in cui viene viene iniettata una piccola quantità di tubercolina (l’iniezione non è dolorosa).
È un esame senza alcun tipo di rischio, anche per bambini, donne incinta e soggetti immunodepressi.
A distanza di 48-72 ore il medico verificherà sul braccio l’eventuale reazione, positiva in presenza di un piccolo indurimento sottocute, di solito inferiore al centimetro. La positività al test della tubercolina non vuol dire essere malato, potrebbe significare semplicemente un’infezione latente.
Il test sul sangue viene invece usato come test di conferma.
Cura e terapia
Non tutte le persone infettate dai batteri della tubercolosi sviluppano la malattia. Esistono quindi due condizioni distinte:
- Infezione tubercolare latente: i batteri sono presenti nell’organismo ma in uno stato inattivo; non provocano sintomi né sono contagiosi.
- Malattia tubercolare attiva: i batteri si moltiplicano, provocando sintomi e rendendo il paziente contagioso.
Entrambe le condizioni possono essere trattate. Senza terapia, l’infezione latente può evolvere in malattia attiva, soprattutto in persone con sistema immunitario debole, come i bambini piccoli o i pazienti con HIV. Per questo motivo, il trattamento dell’infezione latente è spesso raccomandato per prevenire l’evoluzione verso lo stadio attivo, specialmente in bambini sotto i 5 anni, nei quali è indicata la terapia anche in presenza di test negativi, purché sia stata esclusa la malattia attiva.
In gravidanza, il trattamento dell’infezione latente o della malattia attiva viene valutato caso per caso, ma nei casi di malattia attiva è generalmente raccomandato per evitare complicazioni per madre e feto.
Il medico può suggerire l’ospedalizzazione per una valutazione iniziale e l’inizio del trattamento, soprattutto in pazienti pediatrici, in caso di gravi reazioni ai farmaci, o in presenza di altre patologie, come l’HIV, che aumentano il rischio di complicanze. Nella maggior parte dei casi, tuttavia, il trattamento può essere gestito a domicilio, anche per i bambini, attraverso una terapia orale che prevede di solito una combinazione di tre o quattro farmaci.
Quali farmaci?
Il trattamento della tubercolosi attiva dura di norma almeno 4-6 mesi, e utilizza una combinazione di farmaci specifici (come isoniazide, rifampicina, etambutolo e pirazinamide). Nelle forme resistenti ai farmaci (TB-MDR e TB-XDR), la durata può estendersi fino a 24 mesi e richiede l’uso di farmaci di seconda linea.
Vaccino e prevenzione
La tubercolosi si può cercare di prevenire:
- evitando contatti con chi ha la malattia attiva,
- usando farmaci come misura di prevenzione in casi di alto rischio,
- mantenendo degli standard igienici adeguati.
Nuovi casi e pazienti potenzialmente contagiosi vengono identificati attraverso l’interpretazione della tubercolinoreazione della pelle; un vaccino chiamato BCG (Bacille Calmette-Guérin) viene utilizzato in diversi paesi con l’obiettivo del contenimento della malattia, tuttavia questo vaccino risulta abbastanza efficace nei bambini, ma scarsamente in adolescenti ed adulti.
Sono al momento allo studio nuovi vaccini, con l’obiettivo di conferire un’immunità maggiore.
Domande frequenti
In cosa consiste l’infezione tubercolare latente?
La maggior parte dei soggetti che inalano i batteri della TBC e ne vengono contagiati è in grado di combattere i batteri e arrestarne la crescita. I batteri diventano inattivi, ma rimangono vivi e possono riattivarsi successivamente. Questa condizione è nota come infezione tubercolare latente. I soggetti con infezione tubercolare latente:
- non hanno sintomi,
- non si sentono male,
- non sono contagiosi,
- in genere hanno una reazione cutanea o un esame del sangue positivi per TBC,
- possono sviluppare la malattia conclamata se l’infezione latente non viene trattata.
La maggior parte dei soggetti con infezione latente non sviluppano mai la malattia tubercolare. In questi individui i batteri rimangono inattivi per tutta la vita senza causare malattie. In altri, soprattutto se con sistemi immunitari deboli, i batteri invece si attivano, si moltiplicano e causano la malattia tubercolare.
Se esposti a soggetti con malattia tubercolare, è possibile risultare contagiosi?
Se esposti a qualcuno affetto da tubercolosi, è possibile essere infettati dal batterio, ma non si diventa automaticamente contagiosi. Solo persone con malattia tubercolare possono diffondere la TBC ad altri. Per diventare contagiosi, bisogna prima respirare i batteri della TBC e infettarsi. Occorre quindi che i batteri si moltiplichino nel corpo e causino la malattia. A questo punto, è possibile che si diventi contagiosi.
Alcuni sviluppano la malattia tubercolare poco dopo l’infezione (entro settimane) prima che il sistema immunitario possa combattere i batteri della TBC. Altri possono ammalarsi anni dopo, se il loro sistema immunitario si indebolisce per altri motivi. Molti soggetti con infezione latente non sviluppano mai la malattia tubercolare.
La maggior parte dei soggetti che inalano i batteri della TBC e ne vengono contagiati è in grado di combattere i batteri e arrestarne la crescita. I batteri diventano inattivi, ma rimangono vivi e possono riattivarsi successivamente. Questa condizione è nota come infezione tubercolare latente. Questi soggetti non sono contagiosi e non possono diffondere i batteri della TBC ad altri. Le persone con infezione tubercolare latente possono essere trattati per prevenire lo sviluppo della malattia conclamata.
I bambini positivi possono frequentare la scuola?
In caso di positività al test, se il bimbo non ha sviluppato un’infezione attiva può tranquillamente venire a contatto con i suoi coetanei, in quanto NON è contagioso; in questi casi è probabile inoltre che tutti i famigliari vengano sottoposti a verifica per escludere casi in famiglia.
Fonti e bibliografia
Autore
Dr. Roberto Gindro
DivulgatoreLaurea in Farmacia con lode, PhD in Scienza delle sostanze bioattive.
Fondatore del sito, si occupa ad oggi della supervisione editoriale e scientifica.