A che ora si deve prendere la vitamina D? Meglio mattina o sera?

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Mattino? Pomeriggio? Al canto del gallo? Dopo un’ode a Ra, il dio Sole?

La risposta, per quanto deludente, è questa: non lo sappiamo. E, spoiler, nemmeno la scienza lo sa.

Sì, lo so: è frustrante. Viviamo nell’epoca dei microchip sottopelle e delle navicelle su Marte, ma non abbiamo ancora capito se conviene prendere la vitamina D a colazione o a cena. Eppure, c’è un motivo se questa domanda è rimasta nel limbo delle non-risposte scientifiche.

È perché, banalmente, nessuno ha studiato seriamente la questione.

Sole, melatonina e orologi biologici: tutta una suggestione?

Visto che il corpo produce vitamina D attraverso l’esposizione al sole, si potrebbe pensare che assumerla di giorno sia più “naturale”, più in linea con i ritmi circadiani, più… zen.

A supporto di questa idea, ci sono alcuni studi (pochissimi) che suggeriscono una possibile interferenza tra vitamina D e melatonina, l’ormone che ti fa venire sonno quando Netflix ti chiede se sei ancora vivo.

Ma attenzione: suggeriscono non vuol dire dimostrano.

Un’ipotesi affascinante, certo, ma siamo ancora nella fase “potrebbe essere”, non “è così”.

Il bisogno disperato di risposte (anche quando non ci sono)

Viviamo in un mondo in cui abbiamo bisogno di certezze come del Wi-Fi. E quando non ci sono, le costruiamo su misura: “La vitamina D si prende la mattina perché viene dal sole.” “La sera è meglio perché il corpo la assimila meglio durante il sonno.” “Mai dopo le 18:00, perché interferisce con il chakra del fegato.”

Tutte teorie bellissime, magari anche poetiche, ma non supportate da evidenze scientifiche. Questo non vuol dire che siano necessariamente sbagliate. Ma non possiamo prenderle per oro colato.

Ecco perché dobbiamo imparare a convivere con un principio fondamentale della scienza:

l’assenza di prove non è la prova dell’assenza.

L’illusione dell’orario perfetto (che non esiste)

Ragazza guarda l'orologio con una capsula in mano

Qui entra in gioco il grande equivoco moderno: l’idea che per ogni integratore ci sia un “momento giusto”. Un orario magico in cui l’efficacia raddoppia e le cellule fanno la ola.

Purtroppo – e qui viene il bello – non è così.

La verità è che non esistono studi scientifici robusti che indichino un momento migliore della giornata per assumere la vitamina D. Nessuno. Nada.

Solo ipotesi sparse e una valanga di articoli con titoli tipo “Il segreto dell’integrazione che nessuno ti ha mai detto”.

Ecco cosa sappiamo con certezza (finalmente una certezza!):

  • La vitamina D è liposolubile, quindi devi prenderla con un pasto che contenga grassi. Se la ingoi a stomaco vuoto o con una tisana detox, il tuo intestino la guarderà passare come un turista giapponese sul Frecciarossa.
  • I grassi favoriscono l’assorbimento, lo sappiamo da studi controllati e pubblicati su riviste scientifiche serie, non su blog gestiti da sciamani in infradito.

Il quando invece… boh. Quando te lo ricordi.

E preferibilmente sempre allo stesso modo, perché la costanza è più efficace della precisione da orologio svizzero.

Quindi, che fare?

Se il tuo medico ti ha prescritto la vitamina D, fanne buon uso. Il consiglio pratico, basato su quanto sappiamo oggi, è:

  • Prendila durante un pasto ricco di grassi
  • Scegli un momento della giornata in cui è meno probabile che te ne dimentichi
  • Se noti effetti collaterali sul sonno o altri sintomi strani, prova a cambiare orario
  • Sii costante

E se funziona meglio per te prenderla a pranzo piuttosto che a colazione, va benissimo così, anche se è solo effetto placebo. L’effetto placebo, dopotutto, è uno dei pochi che funziona anche se sai che è un placebo.

Magia?

No, cervello umano.

Un po’ di scienza, un po’ di buonsenso

Nel grande schema delle cose, la domanda “quando prendere la vitamina D” potrebbe sembrare piccola. Ma è un esempio perfetto di come il pensiero scientifico debba convivere con l’incertezza, con i dati che ancora non ci sono, e con l’umiltà di dire: non lo sappiamo.

Perché la vera scienza, quella onesta, non è quella che ha tutte le risposte. È quella che si fa domande migliori.

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