Colposcopia, a cosa serve? Preparazione, rischi, risultati

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Introduzione

L’esame colposcopico (più semplicemente colposcopia) è una metodica di studio atta a valutare la presenza di alterazioni e patologia a livello della cervice uterina ed in parte della vagina.

L’esame consiste semplicemente nella visualizzazione della cervice uterina, dopo eventuali opportune colorazioni che possono evidenziare alcune zone rispetto ad altre; durante l’esame è poi eventualmente possibile eseguire prelievi citologici (come ad esempio un Pap-Test) o eventuali prelievi bioptici per studio istologico.

L’esame viene in genere effettuato ambulatorialmente, mentre in altri casi rappresenta la fase iniziale di un piccolo intervento chirurgico a carico della cervice uterina (come nel caso della conizzazione) e viene pertanto effettuato in sala operatoria con paziente in narcosi (addormentata).

La durata dell’esame è solitamente inferiore ai 30 minuti ed il dolore che la paziente percepisce, eccetto per il prelievo bioptico quando necessario, è esattamente paragonabile a quello di una visita ginecologica con ausilio di speculum.

Nell’ambito delle lesioni cervicali la colposcopia rappresenta nella maggior parte dei casi l’esame diagnostico per eccellenza, poiché permette in via ambulatoriale di poter effettuare il prelievo bioptico (prelievo di un piccolo campione di tessuto) da inviare allo studio anatomopatologico, unico esame che nella maggioranza dei casi permette la diagnosi di certezza delle patologie sospettate.

Fotografia di un colposcopio

Colposcopio (iStock.com/OKrasyuk)

Richiami di anatomia

La corretta interpretazione di un esame colposcopico presuppone la conoscenza dell’anatomia della cervice uterina, ossia la porzione inferiore dell’utero che s’inserisce in vagina.

La cervice può essere immaginata come suddivisa in due porzioni:

  • Esocervice: la sezione di canale cervicale disposta più in basso, dedicata perciò a proteggere la parte più interna dagli stimoli lesivi. Per tale motivo l’epitelio dell’esocervice consiste in un rivestimento molto simile a quello che troviamo sulla cute (epitelio pavimentoso pluristratificato, non cheratinizzato nel caso del canale esocervicale).
  • Endocervice: la parte di canale più interna, che proseguirà poi con la vera e propria cavità uterina. Per tale motivo l’epitelio di questa regione è un epitelio ghiandolare, cilindrico monostratificato.

Le due zone sono tra loro connesse da una regione tanto particolare quanto delicata, la giunzione squamo-colonnare (che prende il nome dai due tipi di epiteli che la costituiscono) o zona di transizione, costituita da cellule in grado di proliferare e “spostare” la linea di confine tra i due epiteli sulla base degli insulti esterni (quando questi aumentano, aumenta conseguentemente la quantità di tessuto “protettivo” che compone il canale cervicale nel suo complesso e pertanto la giunzione si sposta verso l’alto).

Una colposcopia può essere definita “soddisfacente” soltanto nel momento in cui è possibile visualizzare la giunzione squamo-colonnare.

Tale concetto è facilmente comprensibile alla luce del fatto che la giunzione, essendo sempre in attiva proliferazione, rappresenta la regione più suscettibile all’attacco da parte di patogeni esterni, primo fra tutti il Papillomavirus umano (o HPV). Visualizzare quindi la zona di transizione è fondamentale durante una colposcopia per poter escludere o diagnosticare la presenza di condizioni patologiche.

A cosa serve?

La colposcopia permette di valutare il collo dell’utero e la vagina; le principali indicazioni ad eseguire una colposcopia sono rappresentate da:

  • Precedente pap-test alterato, al fine di approfondire ed eventualmente effettuare una biopsia per esame istologico. Per pap-test alterato possiamo intendere sia la scoperta di una lesione intraepiteliale di alto o basso grado (cosiddette L-SIL ed H-SIL) che devono essere confermate istologicamente, sia la presenza di alterazioni aspecifiche al pap-test reiterate nel tempo nonostante opportuni accorgimenti terapeutici prescritti alla paziente.
  • Identificazioni, durante una visita di controllo vaginale, di lesioni sospette a livello vaginale e cervicale che richiedono di essere caratterizzare. Nella maggior parte dei casi è possibile visualizzare un sospetto di polipo cervicale visualizzabile ad occhio nudo durante un controllo ginecologico con il semplice posizionamento di uno speculum, oppure formazioni sospette per vere e proprie neoplasia, o ancora eventuali formazioni simil cistiche o vescicole sospette per infezione.
  • Sanguinamenti anomali che fanno sospettare la presenza di lesioni cervicali o vaginali, nonostante possano non essere visibili alla visita ginecologica.
  • Sospetta infezione da HPV, diagnosticata mediante pap-test alterato o HPV test (anche se solitamente un HPV test DNA positivo indirizza la paziente ad eseguire un pap-test di controllo e solo successivamente una colposcopia di conferma).

Controindicazioni

Non viene in genere eseguito in menopausa, in quanto le modificazioni del tessuto non consentono più un’efficace osservazione, così come in presenza di fenomeni infiammatori; è invece possibile eseguirla anche in gravidanza.

Preparazione

La colposcopia dev’essere programmata in un periodo che esclusa la presenza di mestruazioni; in preparazione all’esame è consigliabile, nei due giorni che precedono l’esame:

  • evitare rapporti sessuali,
  • evitare l’uso di assorbenti interni,
  • evitare il ricorso a farmaci ad uso vaginale.

Viene talvolta consigliato alla paziente di assumere un blando antidolorifico (Tachipirina, ibuprofene, …) prima di recarsi all’appuntamento.

Non è necessario presentarsi a digiuno, a meno che non venga praticata l’anestesia generale nei casi di chirurgia programmata.

Si raccomanda di prestare grande attenzione durante la fase iniziale di anamnesi da parte del medico, per poter segnalare eventuali allergie (soprattutto al mezzo iodato utilizzato per la colorazione della giunzione squamo-colonnare) o eventuali terapie farmacologiche croniche in corso.

Come avviene l’esame

L’esame può essere effettuato ambulatorialmente.

La paziente viene solitamente invitata dal ginecologo a disporsi sul lettino e ad assumere la classica posizione ginecologica. Successivamente viene applicato uno speculum per visualizzare, come sempre durante l’esecuzione dell’esame obiettivo ginecologico, il collo uterino.

Vengono a questo punto applicate specifiche soluzioni coloranti, che permettono di evidenziare grazie a innocue reazioni chimiche specifiche porzioni di tessuto; le più comunemente usate sono acido acetico o soluzione di Lugol.

A seguito della colorazione viene avvicinato il colposcopio alla paziente, uno strumento che permette di illuminare ed ingrandire le regioni osservate grazie alla presenza di un particolare binocolo; le zone che non si colorano, anche dette zone iodo-negative, sono solitamente le zone sospette per alterazione patologica.

iStock.com/SerhiiBobyk

Durante la colposcopia è poi possibile:

  • effettuare prelievi per esami citologici, come ad esempio il pap-test,
  • effettuare prelievi per esame istologico (biopsia).

Qualora l’esame sia eseguito in sala operatoria e con la paziente in narcosi (addormentata), la colorazione con acido acetico può servire ad evidenziare le zone da asportare chirurgicamente (ad esempio mediante conizzazione).

Fa male?

L’esame non è doloroso, viene in genere descritto al limite come fastidioso (al pari di una normale visita ginecologica); l’applicazione del colorante potrebbe causare una sensazione di leggero bruciore o formicolio, mentre l’eventuale biopsia è paragonabile alla sensazione causata da una puntura.

A seguito dell’esame la paziente viene immediatamente dimessa e lasciata libera di tornare immediatamente alle proprie attività, senza necessità di essere accompagnata; le uniche raccomandazioni sono limitate all’astensione da rapporti sessuali e dall’uso dispositivi e farmaci ad uso vaginale prima della fine delle perdite (possono essere usanti normali assorbenti, ma non tamponi interni).

Nel caso in cui sia stata eseguita una biopsia è possibile avvertire/osservare:

  • dolore per un paio di giorni,
  • piccole perdite vaginali, ematiche e non.

Risultati ed esito

Molto spesso è possibile comunicare immediatamente alla paziente l’eventuale presenza di cellule anormali, mentre in caso di biopsia può essere necessario attendere qualche settimana; statisticamente l’esito della colposcopia/biopsia sarà:

  • normale nel 40% delle donne,
  • anormale nel 60% delle donne (CIN), cui verrà probabilmente consigliato un percorso terapeutico di rimozione dei tessuti colpiti.

Rischi

L’esame è caratterizzata da un eccellente profilo di sicurezza ed è scevro da rischi degni di nota, fatto salvo una minima probabilità di infezione; a seguito dell’esame è possibile talvolta osservare la comparsa di perdite vaginali scure che non devono preoccupare, mentre si raccomanda di rivolgersi al ginecologo nel caso in cui compaiano:

Nel caso di gravidanza esiste qualche rischio in più, per questo l’opportunità di sottoporsi all’esame viene sempre valutata in termini di rapporto rischio-beneficio.

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