Tumore alla prostata diagnosticato con un test delle urine?

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Una semplice pipì potrebbe rivoluzionare la diagnosi precoce

Un campione di urina per scoprire con precisione se c’è un tumore alla prostata.

No, non è fantascienza, ma il promettente risultato di uno studio appena pubblicato sulla rivista Cancer Research, frutto della collaborazione tra il Karolinska Institutet (Svezia), l’Imperial College London (Regno Unito) e lo Xiyuan Hospital di Pechino (Cina).

La ricerca ha messo a punto una nuova generazione di biomarcatori capaci di rilevare la presenza e la gravità del tumore prostatico in fase iniziale, con un’affidabilità che supera quella del PSA, attualmente l’indicatore più usato nella pratica clinica.

(Beh, a voler essere un po’ cinici, in effetti a migliorare l’affidabilità (sensibilità/specificità) del PSA non ci vuole poi molto…)

Un problema globale in cerca di soluzioni più efficaci

Uomo che parla preoccupato a un medico

Il cancro alla prostata è uno dei tumori più diffusi tra gli uomini in tutto il mondo, ma certamente non tra i più letali; molti, moltissimi uomini moriranno con un tumore alla prostata, ma non a causa del tumore.

Rispetto ad altri tumori il cancro alla prostata ha spesso un tasso di sopravvivenza relativamente alto, specialmente quando diagnosticato nelle fasi iniziali, ed è anche per questa ragione che la ricerca ha investito grandi risorse nel trovare strumenti diagnostici sempre più precisi: distinguere i tumori innocui da quelli aggressivi può fare la differenza tra una vita tranquilla e cure inutili, o una diagnosi tardiva e troppo spesso fatale.

Ma nel perseguire questo legittimo obiettivo ci sono due rischi particolarmente rilevanti:

  • diagnosticare troppo — scambiando per pericoloso ciò che non lo è,
  • ricorrere a esami invasivi e potenzialmente anche dannosi, su pazienti che magari non ne avrebbero mai avuto bisogno.

In questo senso il PSA (antigene prostatico specifico), il biomarcatore attualmente impiegato, può dare falsi positivi e condurre a biopsie inutili e stressanti; si stanno indagando esami alternativi (come la risonanza multiparametrica) ma si è alla ricerca di un ulteriore salto di qualità.

Tumori digitali e intelligenza artificiale

La soluzione proposta dai ricercatori è affascinante: analizzando l’attività genetica di migliaia di cellule tumorali prostatiche, cellula per cellula, è stata costruita una mappatura dettagliatissima di informazioni come posizione nel tumore e grado di malignità. Da qui sono stati creati dei veri e propri “modelli digitali” del cancro alla prostata.

Grazie all’intelligenza artificiale questi modelli sono stati analizzati per individuare proteine da usare come nuovi biomarcatori e i candidati più promettenti sono poi stati cercati nel sangue, nei tessuti e – qui arriva la svolta – nelle urine di quasi 2.000 pazienti.

Il risultato?

Alcuni di questi biomarcatori urinari sono in grado di segnalare la presenza di tumore e la sua aggressività con una precisione sorprendente.

Più precisione, meno dolore

«Ci sono molti vantaggi nel misurare biomarcatori nell’urina», spiega Mikael Benson, responsabile dello studio al Karolinska Institutet. «È una procedura non invasiva, indolore e potenzialmente eseguibile anche a casa. I campioni possono poi essere analizzati con tecniche di laboratorio standard».

La prospettiva, quindi, è quella di un test diagnostico facile da eseguire, sicuro e molto più preciso rispetto agli strumenti attuali. Un cambiamento che potrebbe salvare vite e ridurre drasticamente il numero di biopsie inutili.

Come fare l’esame?

La prospettiva è entusiasmante, ma dobbiamo rimanere con i piedi per terra: l’esame è ancora in fase di validazione e, prima di entrare nella pratica clinica, dovrà superare il vaglio di ulteriori e più approfondite verifiche.

I ricercatori sono già pronti alla fase successiva: grandi studi clinici per confermare l’efficacia dei nuovi biomarcatori su larga scala. Uno dei progetti già in discussione coinvolge il professor Rakesh Heer dell’Imperial College di Londra, alla guida di TRANSFORM, lo studio nazionale britannico sul tumore alla prostata.

Se i risultati verranno confermati, potremmo presto trovarci di fronte a un nuovo standard nella diagnosi precoce del tumore alla prostata: più preciso, meno invasivo, più umano.

Fonte principale: News from Karolinska Institutet

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