Cos’è il dattero
Il dattero, signori, non è altro che il frutto della palma da dattero, una pianta che, con la sua chioma svettante, sembra sempre sull’orlo di una crisi d’identità nel chiedersi se sia davvero una pianta o un distributore automatico di zuccheri.
E se pensi che sia un’invenzione recente del marketing per renderci tutti dipendenti da dolcezze naturali, ti sbagli di grosso: il dattero ha credenziali storiche di tutto rispetto. È stato uno dei primi frutti coltivati dall’umanità, un piccolo frutto marroncino, fastidiosamente appiccicoso, che nasce da una pianta che decisamente se la prende molto comoda.
Come si legge su Wikipedia “in ambiente naturale, la palma da dattero comincia a fruttificare a partire dal trentesimo anno d’età, anche se alcuni esemplari raggiungono la maturità fruttifera anche dopo il novantesimo anno. Arrivando a vivere oltre i trecento anni […] la coltivazione tradizionale di datteri è un famoso esempio di coltura (e cultura) trans-generazionale.”
E pensa che esistono prove archeologiche della coltivazione di datteri in Arabia già a partire dal VI millennio a.C..
Insomma, un frutto decisamente old but gold.
Perché i datteri sono storicamente preziosi?
Se oggi il dattero è percepito come un “dolce senza colpa”, un tempo era molto di più… era una questione di sopravvivenza.
Il loro valore storico è roba seria… prova a pensarci: sei nel bel mezzo del deserto, con il sole che picchia più di una playlist reggaeton d’estate, e cosa trovi?
Una palma da dattero.
Una pianta che sembra dirti: “Ehi, so che vuoi mollare tutto, ma guarda qui, ho cibo, zuccheri e un po’ d’ombra. Ci penso io”.
I datteri erano LA fonte di energia per i viaggiatori e i commercianti che attraversavano le vie del deserto, una sorta di antenato dell’Autogrill e sei nato tra gli anni ’70 e ’80 io credo che potremmo dire che era il Camogli dell’antichità.
In più si conservavano a lungo, senza bisogno di frigoriferi o strane alchimie. Prova a a battere un prodotto così nel 5000 a.C.!
Quante calorie hanno i datteri?

Shutterstock/Photoongraphy
E qui veniamo al punto dolente… sì, dolce e dolente: i datteri secchi apportano circa 270 calorie per 100 g, quasi tutte da zuccheri (principalmente saccarosio, glucosio e fruttosio).
Ammettiamolo, 270 calorie per 100 grammi non sono pochi per essere un frutto, considerando ad esempio che una mela ne apporta circa 50 per 100 g e una banana poco di più.
E ho trovato curioso scoprire che si tratta più o meno dello stesso apporto, a parità di peso, di un BigMac. Ma prima di svenire, ecco la differenza: i datteri sono pieni di fibre e nutrienti, non di grassi saturi… ma ne riparliamo dopo.
Datteri e glicemia
I datteri secchi possono tuttavia vantare anche 8 g di fibra che modulano l’assorbimento degli zuccheri contenuti; l’indice glicemico, a seconda della varietà presa in considerazione, varia tra 38 e 71, ma in genere viene considerato attorno a un salomonico 50 circa.
Anche il carico glicemico, ben più interessante dell’indice, è comunque basso, tanto che un moderato consumo nel paziente diabetico non è in genere considerato un problema dal punto di vista della glicemia, mentre molta più cautela è necessaria se valutati attraverso l’occhi delle calorie.
I datteri fanno ingrassare?
Questa è una domanda inevitabile, come la morte e le tasse, e purtroppo la risposta non può che essere altrettanto scontata: dipende.
I datteri sono piccole bombe caloriche, ma non esiste al mondo cibo che faccia di per sé ingrassare o dimagrire… s’ingrassa se si consumano più calorie di quante se ne brucino e viceversa.
Se consumati con moderazione possono essere un ottimo snack energetico e non è difficile immaginare che nei tempi passati abbiano letteralmente salvato delle vite nel deserto… il problema per noi può nascere se consumati senza ritegno in associazione a uno stile di vita eccessivamente sedentario…
Quindi, i datteri fanno ingrassare? No, se usati con giudizio: mangiali con amore, con consapevolezza, non con avidità.
Proprietà e benefici
Ora, veniamo alle buone notizie: i datteri sono un concentrato di fibre, vitamine (soprattutto gruppo B), minerali come potassio e magnesio, ferro e antiossidanti.
Insomma, sono una vera bomba nutrizionale. E qui battono il Big Mac a mani basse: non calorie vuote, ma un concentrato di benessere.
Ma la vera arma segreta dei datteri sono in realtà gli antiossidanti, tra cui preziosi polifenoli, studiati per le loro potenziali proprietà antidiabetiche, antitumorali, anticolesterolo, etc.
I datteri fanno bene? I datteri fanno male?
Dipende dal contesto. Se sei un tuareg che attraversa il deserto, i datteri sono il tuo miglior alleato. Se invece vivi su un divano, meglio non esagerare. Sono un’ottima alternativa al dolcetto, ma devono comunque rientrare nel tuo fabbisogno calorico, come qualunque altro cibo.
Ma aspetta ad abbandonare la lettura, ho ancora un’ultima buona notizia da darti… in letteratura emerge chiaramente come:
- uno stile di vita sano sia più spesso associato a un peso ridotto,
- mangiare più frutta sia associato a un peso ridotto,
- mangiare più fibra sia associato a un peso ridotto.
E i datteri si inseriscono egregiamente in quest’ottica, perché i (pochi) studi disponibili NON mostrano una tendenza all’aumento di peso anche in caso di consumo regolare e magari quotidiano di datteri, segno che probabilmente grazie alla fibra, alla consistenza che richiede una certa masticazione prolungata e a un apporto calorico che viene ben ponderato dal cervello… beh, alla fine il corpo si regola poi di conseguenza.
Vuoi una sintesi ancora più sintetica?
I datteri sono un cibo meraviglioso, soprattutto nel contesto di uno stile di vita attivo e sono la coccola perfetta quando avresti solo voglia di tuffarti nel barattolo di Nutella. Sono la dimostrazione che natura e golosità possono andare d’accordo, semplicemente non devono diventare un’abitudine compulsiva!
Autore
Dr. Roberto Gindro
DivulgatoreLaurea in Farmacia con lode, PhD in Scienza delle sostanze bioattive.
Fondatore del sito, si occupa ad oggi della supervisione editoriale e scientifica.