Fobia sociale: cause, sintomi, farmaci e rimedi

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Cos’è la fobia sociale?

La fobia sociale (o disturbo d’ansia sociale) è un disturbo particolarmente diffuso nella società di oggi; fa parte dei cosiddetti disturbi d’ansia, un ampio gruppo di malattie in cui paura e ansia sono le caratteristiche predominanti.

  • Paura: è la risposta emotiva a un pericolo imminente, che può essere reale o percepito.
  • Ansia: è l’anticipazione di una minaccia futura e si manifesta con
    • comportamenti di tensione psicologica e muscolare,
    • vigilanza preparatoria,
    • prudenza
    • e comportamenti di evitamento (ad esempio non partecipare a situazioni che si sanno scatenare l’ansia).

Tutti abbiamo provato queste sensazioni in alcune circostanze della vita, ma nella fobia sociale queste diventano

  • eccessive: sono scatenate da circostanze non pericolose (ad esempio parlare in pubblico, conoscere nuove persone, andare a cene o feste);
  • permanenti: durano per molti mesi, a volte anni;
  • disabilitanti: ostacolano le normali attività quotidiane e i rapporti sociali.

Nella fobia sociale l’eccessiva paura e ansia derivano dalle interazioni sociali (cene, incontri, conoscere gente nuova, parlare in pubblico) e dal timore di essere osservati, esaminati mentre si parla, mangia, beve, oppure di essere addirittura giudicati, umiliati o rifiutati.

Chi soffre di questo disturbo cercherà il più possibile di evitare i contesti ritenuti “pericolosi” e potrebbe chiedersi come facciano gli altri ad affrontare così serenamente le stesse situazioni.

Uomo nervoso mentre parla in pubblico

iStock.com/fizkes

Sviluppo e decorso

La fobia sociale ha una prevalenza (ossia il numero dei casi in una determinata popolazione presa in esame) media in Europa di circa il 2,3% e si manifesta in età infantile (intorno agli 8-13 anni), raramente negli adulti ed è più comune nel sesso femminile.

Il disturbo ha una durata di molti mesi (più di 6 mesi) e in circa il 60% delle persone non trattate il decorso è di diversi anni o anche maggiore.

Cause e fattori di rischio

Come per i disturbi d’ansia e per gli altri disturbi mentali, le cause esatte della fobia sociale sono sconosciute, ma esistono fattori e caratteristiche che contribuiscono allo sviluppo della malattia; va tenuto presente comunque che la fobia può svilupparsi in maniera più insidiosa di un “semplice” meccanismo causa-effetto.

I più importanti fattori di rischio sono:

  • Fattori biologici: l’amigdala (il centro di gestione delle emozioni nel cervello) è iperattiva nei casi di fobia sociale.
  • Tratti comportamentali: tendenza ad avere un comportamento improntato all’inibizione, alla timidezza e alla paura delle valutazioni negative.
  • Esperienze stressanti o umilianti: storia di abusi, bullismo, maltrattamenti, genitori controllanti e prepotenti.
  • Cambiamenti di vita che richiedono nuovi ruoli sociali: promozione sul lavoro, divorzio.
  • Fattori genetici/familiari: i tratti comportamentali e l’ambiente circostante interagiscono fra loro potendo aumentare di 2-6 volte il rischio di sviluppare la malattia nei parenti di primo grado delle persone con fobia sociale.

Sintomi

I sintomi principali della fobia sociale sono sperimentati in situazioni sociali che prevedono il timore di essere osservati, giudicati negativamente e umiliati; i contesti che scatenano i sintomi possono variare da persona a persona, ma prevedono tutti una schiacciante ansia e paura di:

  • parlare con estranei,
  • parlare in pubblico,
  • partecipare a feste o andare ad incontri,
  • guardare negli occhi gli altri,
  • entrare in stanze piene di gente,
  • paura di andare nei bagni pubblici quando ci sono altre persone (“sindrome della vescica timida”),
  • mangiare davanti agli altri,
  • andare a scuola o a lavoro,
  • avviare le conversazioni.

Ai sintomi di ansia e paura si aggiungono i sintomi fisici tipici dell’”attacco e fuga” (di attivazione di tutto l’organismo al fine di essere pronti, se necessario, o alla lotta contro il nemico o alla fuga) che sono:

Diagnosi

La diagnosi di fobia sociale è clinica, si basa cioè sulla presenza e sulle caratteristiche dei sintomi di ansia e paura.

Per la diagnosi si utilizzano i criteri descritti nel DSM V, il Manuale Statistico e Diagnostico dei Disturbi Mentali – V edizione, che sono:

  • Paura o ansia marcate per le situazioni sociali nelle quali la persona è esposta all’esame degli altri:
    • Interazioni sociali (conversazioni, incontrare persone sconosciute),
    • Essere osservati (mentre si mangia o si beve),
    • Eseguire una prestazione di fronte agli altri (parlare in pubblico).

    Nei bambini l’ansia deve essere presente sia di fronte agli adulti sia di fronte ai coetanei.

  • La persona teme che manifesterà i sintomi d’ansia (arrossire, tremare, sudare, balbettare e così via) e che questi saranno giudicati in maniera negativa, umiliante, imbarazzante, porteranno al rifiuto o saranno offensivi per altri. Ha paura di essere bollato come debole, stupido, noioso, … Se una persona ha ad esempio paura di tremare eviterà di bere, mangiare, scrivere; se ha paura di sudare eviterà di toccare o stringere la mano a qualcuno; se ha paura di arrossire eviterà di parlare in pubblico, le luci forti o le discussioni accese o intime. Alcune persone hanno paura di utilizzare i bagni pubblici quando sono presenti altre persone (“sindrome della vescica timida”).
  • Le situazioni sociali temute provocano quasi invariabilmente paura o ansia. Nei bambini queste emozioni si possono manifestare con pianto, scoppi di collera, immobilizzazione, aggrappamento, ritiro o non riuscendo a parlare (mutismo).
  • Le interazioni sociali sono evitate o, se non è possibile, sono sopportate con paura e ansia intense. Le strategie di evitamento possono coinvolgere le situazioni simili tra loro (non andare a tutte le feste, evitare la scuola, le cene con estranei) oppure essere meno evidenti (preparare troppo minuziosamente il testo di un discorso, limitare il contatto visivo).
  • Gli adolescenti hanno dei comportamenti di evitamento più estesi rispetto ai bambini più piccoli mentre gli adulti-anziani hanno livelli minori di ansia, ma in un numero più ampio di situazioni che possono riguardare il declino di alcune funzioni come la vista, l’udito o altre condizioni mediche.
  • La paura, l’ansia e l’evitamento:
    • Sono sproporzionati rispetto al reale rischio di essere giudicati negativamente, alle conseguenze e al contesto socioculturale,
    • Persistono per più di 6 mesi,
    • Causano un disagio evidente in ambito sociale, lavorativo e nelle altre aree della vita,
    • Non sono attribuibili agli effetti di una droga, di un farmaco o di un’altra malattia mentale o medica (e anche nei casi in cui fosse presente, la paura, l’ansia o l’evitamento sono chiaramente eccessivi rispetto ad essa).

Esistono altri disturbi che possono avere sintomi simili alla fobia sociale e per i quali è importante fare una corretta diagnosi. Alcuni esempi sono:

  • Timidezza non patologica: in alcune società è anche valutata positivamente.
  • Agorafobia: paura delle situazioni in cui potrebbe essere difficile fuggire o in cui non è disponibile soccorso in caso di necessità.
  • Disturbo d’ansia generalizzata e disturbo di panico: l’oggetto della paura non sono le interazioni sociali.
  • Fobie specifiche: paura degli aghi, degli insetti, dei buchi sono alcuni esempi.
  • Disturbo depressivo maggiore.
  • Disturbo da dismorfismo corporeo: preoccupazioni riguardanti i difetti del proprio corpo che non sono osservabili o comunque che sono di poco conto per gli altri.
  • Disturbo delirante: percezione distorta della realtà, difficoltà a riconoscere ciò che è reale da ciò che non lo è.

Conseguenze

Nonostante la significativa compromissione della vita di tutti i giorni a causa della fobia sociale, solo la metà delle persone chiede aiuto e, mediamente, dopo 15-20 anni di sintomi.

Le ripercussioni sono quindi numerose sulla vita lavorativa, sociale e affettiva, quali ad esempio

  • abbandono scolastico o lavorativo,
  • disoccupazione,
  • diminuzione del benessere e della qualità della vita,
  • carenza o mancanza di relazioni significative e attività ricreative,
  • depressione.

Cura

La cura della fobia sociale si basa prevalentemente sulla psicoterapia, anche se possono essere utilizzati alcuni farmaci ma con il rischio di modificare le capacità cognitive (pensiero, memoria ecc.) che sono invece necessarie a una psicoterapia di successo.

  • Psicoterapia: insegna alle persone a riconoscere e controllare i propri falsi pensieri riguardo alla minaccia percepita e li sostituisce con comportamenti più funzionali. La cosiddetta terapia d’esposizione è una tecnica che consiste nell’esposizione controllata alla situazione che provoca ansia (ad esempio parlare in pubblico) per prendere consapevolezza del fatto che le conseguenze non sono pericolose.
  • Farmaci: alcune classi di antidepressivi e benzodiazepine sono utilizzate per l’ansia. I beta-bloccanti diminuiscono i sintomi fisici di tremori, tachicardia, sudorazione ad esempio nelle situazioni in cui è necessario parlare in pubblico, ma non sono diretti all’ansia.

Fonti e bibliografia

  • DSM V – Manuale Statistico e Diagnostico dei Disturbi mentali, quinta edizione
  • Manuale MSD
  • WebMD
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