Ti sei mai chiesto se una semplice vitamina possa avere un impatto sul controllo della glicemia?
Negli ultimi anni, la vitamina D – più nota per il suo ruolo nella salute delle ossa – è finita sotto i riflettori per una possibile connessione con il metabolismo degli zuccheri.
Ma quanto c’è di vero e, soprattutto, per chi può fare davvero la differenza?
Quello che emerge dalla ricerca
Diversi studi clinici e meta-analisi hanno mostrato che integrare vitamina D può portare a modesti miglioramenti della glicemia a digiuno (FBG) e dell’emoglobina glicata (HbA1c), i due parametri più usati per monitorare il controllo del glucosio nel sangue.
In termini numerici, la riduzione osservata è in media di 2–8 mg/dL per la glicemia e di 0,05–0,4% per l’HbA1c [(Musazadeh et al., 2023; Afraie et al., 2024; Chen et al., 2024)] – valori piccoli, ma statisticamente significativi.
Altri studi hanno evidenziato anche un miglioramento della sensibilità all’insulina e della capacità di secrezione pancreatica [(Li et al., 2018; Lemieux et al., 2019)].
Chi sembra beneficiare di più
Non tutti rispondono allo stesso modo. I risultati variano in base ad alcune caratteristiche:
- Chi ha carenza di vitamina D: qui l’effetto è più evidente, con miglioramenti consistenti della glicemia
- Persone con prediabete: la supplementazione aumenta le probabilità di tornare a valori normali e riduce il rischio di sviluppare diabete di tipo 2
- Pazienti con diabete di tipo 2, soprattutto se all’inizio della malattia o con valori poco controllati: i miglioramenti ci sono, anche se restano modesti
- Donne in postmenopausa, dove si sono osservate riduzioni misurabili di glicemia e HbA1c
L’altra faccia della medaglia
È importante essere realistici: gli effetti, seppur presenti, sono piccoli e in molti casi non clinicamente rilevanti da soli, senza contare che si trovano studi anche molto prestigiosi che ad esempio concludono che l’integrazione di vitamina D in soggetti non carenti NON esprima alcun effetto preventivo.
In altre parole, anche nella più ottimistica delle ipotesi, la vitamina D da sola non basta per “controllare” il diabete.
Inoltre, il beneficio dipende da diversi fattori:
- Dose e durata: supplementi ad alte dosi per brevi periodi sembrano più efficaci di trattamenti prolungati a dosi basse
- Obesità ed etnia: alcune popolazioni, come i soggetti non obesi o di origine mediorientale, mostrano risposte più marcate
- Soggetti sani o con vitamina D sufficiente: qui gli studi non mostrano miglioramenti significativi
Cosa significa per la tua salute
Se hai prediabete, diabete di tipo 2 o una carenza di vitamina D, l’integrazione potrebbe offrire un aiuto aggiuntivo per migliorare leggermente i tuoi valori glicemici, ma presumibilmente solo in condizione di accertata carenza. Tuttavia, resta solo un tassello in un quadro più ampio, dove alimentazione, attività fisica, gestione del peso e terapia medica sono i veri protagonisti.
Per chi ha valori glicemici normali e buoni livelli di vitamina D, gli studi indicano che non ci sono benefici concreti sul controllo dello zucchero nel sangue.