Risposta breve
Dipende.
Ma se speravi in una formula magica tipo “tre pizze, due sushi e una porzione di kebab come se non ci fosse un domani”, temo ti aspetti una delusione più grande di quella volta che hai creduto che “insalata condita” fosse sinonimo di “dieta”.
Introduzione: il mito dell’asporto innocente
Mangiare da asporto è diventato lo sport nazionale non riconosciuto nei paesi industrializzati.
Tra una riunione su Zoom che diventa un seminario di tre ore e il divano che ti chiama con voce suadente, ordinare cibo a domicilio sembra un atto di sopravvivenza, non un lusso. Eppure, ogni volta che premi “ordina ora” sulla tua app preferita, il tuo metabolismo emette un flebile sospiro.
Ma quante volte possiamo davvero cedere al richiamo dell’asporto senza che la bilancia ci guardi con disprezzo la mattina dopo?
Non esiste un numero fisso valido per tutti: dipende molto dal tipo di asporto scelto, dal resto dell’alimentazione nella giornata (anzi, della settimana) e dallo stile di vita (quanto ci si muove, metabolismo individuale, obiettivi personali).
Non è (solo) una questione di “quante volte”
C’è una variabile ancora più perfida: quanto e cosa ordini.
- Ordini una poke bowl bilanciata con tonno, avocado e verdure? Bravo, forse puoi anche permettertelo tutti i giorni o quasi, idealmente variando anche gli ingredienti vegetali.
- Ordini una pizza con patatine, wurstel “con extra pancetta, grazie” seguita da tiramisù? Una volta, e già devi iniziare a pensare a quante maratone correre al mese…
Il problema vero è che i prodotti più ordinati sono proprio fast food ad alto contenuto calorico, come hamburger, patatine fritte, pizza e dessert di vario genere ed è soprattutto per questo motivo che il consumo frequente di cibo preparato fuori casa è purtroppo associato a un indice di massa corporea più elevato.
A peggiorare la situazione è che, negli ultimi decenni, le dimensioni delle porzioni e il contenuto calorico del fast food sono progressivamente aumentati, intensificando ulteriormente il rischio di aumento di peso quando questi alimenti vengono consumati regolarmente tramite servizi di consegna.
Un pasto medio da fast food può variare da 800 a 1.200 calorie senza contare le bibite. Se poi ordini un piatto “family size” da mangiare “in solitaria size” (tanto chi ti giudica, Alexa o Siri?), puoi superare tranquillamente le 2.000 calorie in una singola sessione.
In quel caso complimenti, hai appena ingerito l’apporto giornaliero raccomandato per un adulto medio. Tutto in un pasto.
La risposta noiosa
Sgombriamo subito il campo da ogni illusione romantica: la vera domanda non dovrebbe essere “quante volte posso ordinare”, ma “cosa ordino, quanto mangio in tutto e qual è il mio fabbisogno calorico”. Se ordini il sushi ma poi ti mangi anche due pacchetti di cracker “perché erano lì” e un gelato “perché ci stava”, il tuo problema non è l’asporto: è la matematica calorica che non ti dà tregua.
Il bilancio energetico è una legge più ferrea della gravità: se introduci più calorie di quelle che consumi, ingrassi. Punto.
Se invece riesci a restare in pareggio o in deficit calorico anche includendo diversi pasti da asporto alla settimana, il tuo peso non si muoverà di un grammo (o addirittura scenderà).
Ma attenzione: il discorso non finisce con il pallottoliere delle calorie. Anche la qualità di quello che mangi fa una differenza enorme, soprattutto se guardiamo oltre la bilancia e puntiamo sulla salute vera, quella che ti fa arrivare a 80 anni ancora capace di ricordarti dove hai parcheggiato la macchina. Cibi ultra-processati, carichi di grassi trans, zuccheri aggiunti e sodio sono i veri serial killer della salute cardiovascolare, metabolica e persino cognitiva.
Insomma: puoi anche non ingrassare mangiando solo hamburger, patatine e frappè, ma dentro di te potresti comunque trasformarti lentamente in una centrale nucleare di infiammazione cronica.
Fattori individuali: metabolismo, attività fisica, età, genetica
Se sei uno di quei fortunati con un metabolismo che brucia calorie come un’auto d’epoca brucia benzina, puoi forse concederti qualche sgarro in più agli occhi della bilancia, ma per la maggior parte degli adulti — soprattutto dopo i 30 anni, quando il metabolismo inizia a rallentare come il Wi-Fi di un treno regionale — la prudenza è d’obbligo.
Chi pratica attività fisica regolarmente (e no, alzare la birra non conta) ha certamente un margine di tolleranza più ampio, ma come abbiamo visto sopra l’abitudine espone comunque ad altri rischi.
Tutti gli altri devono fare ancora più attenzione: il cibo da asporto può diventare rapidamente un hobby costoso non solo per il portafoglio, ma anche per la salute.
Trucchi per non ingrassare anche concedendosi l’asporto
- Scegli portate bilanciate: prediligi piatti ricchi di proteine magre, verdure e cereali integrali.
- Controlla le porzioni: ordina mezza porzione oppure condividi (anche se condividere il cibo richiede un alto grado di evoluzione spirituale).
- Evita extra inutili: via libera a salsa di soia, no grazie a maionese tripla.
- Bevi acqua: le bibite zuccherate sono un modo subdolo di aggiungere 300 calorie senza nemmeno rendertene conto.
- Ricordati la verdura: non come ornamento triste in un angolo del piatto, ma come protagonista degna di rispetto. Ogni pasto dovrebbe contenere una quantità seria di verdura — se non altro perché ti aiuta a saziarti prima che tu possa ordinare anche il dolce “perché c’era spazio”.
- Compensa: se sai che la sera ordinerai da asporto, mangia più leggero negli altri pasti della giornata.
Conclusione
Mangiare da asporto può convivere pacificamente con il tuo peso forma, a patto di non scambiare la comodità per uno stile di vita. Come ogni piacere, sta tutto nella dose: un peccatuccio ogni tanto è godibile e umano (anzi, contribuisce alla sostenibilità della dieta), ma una deriva quotidiana rischia di essere il biglietto di sola andata per il club dei pantaloni elasticizzati.
Il consiglio pratico è: guarda più al quadro generale che al singolo pasto e, altrettanto importante, cerca di gustarti il momento senza sensi di colpa: la qualità della relazione con il cibo conta tanto quanto la qualità del cibo stesso.