Carcinoma uroteliale: 5 domande all’esperta

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Il carcinoma uroteliale rappresenta la forma più comune di tumore della vescica e ad oggi in Italia è il quinto tumore più frequente. Come sempre in questi casi l’informazione è il primo gesto di prevenzione, e per saperne di più abbiamo fatto qualche domanda alla Dottoressa Claudia Caserta, oncologa presso l’Ospedale Santa Maria di Terni.

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Cos’è il carcinoma uroteliale?

“Il carcinoma uroteliale rappresenta circa il 90% di tutti i tumori delle vie urinarie che comprendono la pelvi renale, l’uretere, la vescica e l’uretra e prende origine dalle cellule che rivestono l’apparato urinario chiamate appunto cellule uroteliali.”

Qual è in media l’incidenza di questa patologia sulla popolazione italiana? Chi colpisce maggiormente?

“Tra i tumori delle vie urinarie, il tumore della vescica rappresenta il quinto tumore più frequente in Italia e ogni anno si registrano circa 29.000 nuovi casi. Colpisce prevalentemente gli uomini (11% di tutti i tumori nel sesso maschile e 3% di tutti i tumori nel sesso femminile) e gli anziani, con un’incidenza che aumenta progressivamente con l’età.”

È possibile fare prevenzione? E se si come?

“La causa più importante è il fumo di sigaretta, responsabile da solo di circa il 50% di tutti i casi di tumore della vescica. Circa il 5-6% dei tumori vescicali può essere causato dall’esposizione professionale a sostanze cancerogene presenti in alcuni ambienti di lavoro, come quello dell’industria chimica e dei coloranti.”

Quali sono i sintomi da tenere d’occhio che possono essere ricondotti al carcinoma uroteliale?

“Il sintomo più frequente è la presenza di sangue nelle urine. In tal caso, è importante rivolgersi subito al proprio medico. Altri sintomi possono essere il dolore o il bruciore urinario. In alcuni casi, i sintomi iniziali sono dovuti alla presenza di metastasi ad altri organi.

La diagnosi si basa sull’identificazione del tumore, che può essere fatta mediante un esame endoscopico poco invasivo chiamato cistoscopia, che consente di studiare la parete della vescica. La TC del torace e dell’addome con mezzo di contrasto servono poi a capire se il tumore è confinato alla vescica o ad un’altra parte delle vie urinarie, se ha coinvolto i linfonodi dell’addome o altri organi.”

Che aspettativa di vita ha chi riceve una diagnosi di carcinoma uroteliale? Qual è l’approccio terapeutico volto a migliorare la qualità della vita e prolungare la sopravvivenza?

Il trattamento e la prognosi dei tumori vescicali differiscono a seconda che la malattia venga diagnosticata in una fase iniziale in cui il tumore è confinato alla parte superficiale della parete della vescica, o in una fase in cui il tumore invade tutta la parete, o in una fase avanzata in cui sono coinvolti altri organi. Il primo passo è di solito quello di asportare il tumore vescicale per via endoscopica, con un intervento definito TURV che ha una finalità diagnostica e di stadiazione del tumore, ma in molti casi anche terapeutica.

Se il tumore è confinato alla parte più superficiale della parete della vescica, dopo la TURV occorre solo somministrare una terapia con un chemioterapico o un immunoterapico all’interno della vescica per prevenire le recidive.

Se invece il tumore interessa tutto lo spessore della parete vescicale, sarà necessario in questi casi intervenire asportando chirurgicamente tutta la vescica e poi ricostruire la via urinaria. Alla chirurgia può essere associato un trattamento chemioterapico per aumentare le possibilità di guarigione. In questi casi, è possibile guarire circa il 50-60% dei pazienti.

Se invece la malattia viene diagnosticata in uno stadio avanzato, la migliore terapia è rappresentata dalla chemioterapia seguita da un trattamento immunoterapico. Esistono poi altri farmaci innovativi che si possono usare in caso di inefficacia dell’immunoterapia e della chemioterapia, come i farmaci anticorpo-coniugati o i farmaci a bersaglio molecolare. Tuttavia nei pazienti con malattia avanzata, l’obiettivo delle terapie non è la guarigione ma quello di prolungare la vita e di migliorare il controllo dei sintomi. Ancora oggi quindi, l’arma più potente per ridurre la mortalità per il tumore della vescica rimane la prevenzione.

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