Il fico (Ficus carica L.) è un frutto iconico della dieta mediterranea, consumato da millenni.
Eppure attorno ad esso circola una leggenda piuttosto inquietante: quella secondo cui, mangiando un fico, si rischierebbe di ingerire il corpo di una vespa morta (con un ancor più inquietante rischio di effetto crunchy tra i denti).
Questa convinzione nasce da un aspetto biologico affascinante ma spesso frainteso: la relazione tra il fico e la vespa del fico (Blastophaga psenes).
La particolare impollinazione del fico

NO, non è questa vespa a impollinare i fichi, ma era bella l’immagine. ☺️
Il fico non è un “frutto” in senso botanico stretto, ma un siconio, ossia un’infiorescenza carnosa che racchiude al suo interno centinaia di piccoli fiori. Per riprodursi, il fico ha bisogno di un’impollinazione molto speciale, che in natura avviene grazie alla vespa del fico (vespa che peraltro non punge).
Il processo, semplificando un po’, funziona così:
- Ingresso della vespa femmina: Una vespa femmina, già fecondata e carica di polline proveniente dal fico in cui è nata, è attratta da un fico non ancora maturo (un siconio). Per entrare si fa strada attraverso l’ostiolo, un’apertura strettissima. Durante questo passaggio, spesso perde le ali e parti delle antenne, il che significa che non potrà più uscire.
- Deposizione delle uova e impollinazione: All’interno del siconio si trovano centinaia di piccoli fiori. La vespa depone le sue uova all’interno di alcuni fiori femminili (quelli con lo stilo corto). Contemporaneamente, mentre si muove, distribuisce il polline che trasportava, fecondando così gli altri fiori femminili (quelli con lo stilo lungo), che daranno origine ai semi.
- Morte della vespa madre e nascita della nuova generazione: Dopo aver completato il suo compito, la vespa femmina muore all’interno del fico. Le sue uova si schiudono e le larve si sviluppano nutrendosi del tessuto del fiore. I maschi, privi di ali, emergono per primi, fecondano le femmine mentre sono ancora nei loro fiori e poi muoiono.
- Uscita delle nuove vespe: Le femmine fecondate emergono, si ricoprono del polline prodotto dai fiori maschili (che maturano proprio in quel momento) e lasciano il fico attraverso l’ostiolo (a volte allargato dai maschi) per cercare un nuovo siconio in cui deporre le uova, ricominciando il ciclo.
Questa stretta interdipendenza tra pianta e insetto prende il nome di mutualismo obbligato: il fico non potrebbe riprodursi senza la vespa, e la vespa non potrebbe completare il suo ciclo senza il fico.
Cosa succede alla vespa dentro il fico?
Qui entra in gioco un dettaglio fondamentale: i fichi possiedono un enzima chiamato ficina, con proprietà proteolitiche, cioè capace di “digerire” le proteine.
Se una vespa resta intrappolata all’interno del fico, il suo corpo viene progressivamente degradato e assimilato dal frutto stesso. Alla fine, ciò che resta non è riconoscibile come insetto: le proteine vengono scomposte in amminoacidi, gli stessi che troviamo in qualsiasi alimento di origine vegetale o animale.
In altre parole, quando mangiamo un fico non stiamo masticando una vespa intera, ma al massimo i prodotti della sua completa degradazione biologica, indistinguibili a livello macroscopico e organolettico e la consistenza granulosa è data dai naturali acheni (i “semini”) del frutto, non da insetti.
Tutti i fichi contengono vespe?
La risposta è no. La situazione cambia radicalmente a seconda della varietà di fico:
- Fichi selvatici e fichi “caprifici”: hanno bisogno della vespa per riprodursi. In questi casi, il fenomeno sopra descritto può avvenire.
- Fichi coltivati per il consumo alimentare (le cosiddette varietà “partenocarpiche”): rappresentano la stragrande maggioranza dei fichi che troviamo al mercato o al supermercato. Questi frutti si sviluppano senza fecondazione e quindi non contengono né vespe vive né cadaveri di vespe. Ma non solo, perché
- i fichi che diventano effettivamente “nidi” per lo sviluppo delle larve, che scavano e da adulte escono, in genere non sono quelli che arrivano sulle nostre tavole, perché risultano più compromessi e meno appetibili.
- Nei fichi commestibili impollinati può succedere che una vespa sia entrata ma non abbia trovato le condizioni adatte per deporre le uova. In tal caso la vespa muore all’interno, ma il fico la “digerisce” grazie a particolari enzimi (come la ficina, una proteasi naturale). Per questo motivo non ci sono resti riconoscibili o fastidiosi: la polpa rimane integra e gustosa.
È dunque molto improbabile che, mangiando un fico fresco o secco di produzione commerciale, ci si trovi effettivamente a ingerire residui di insetti.
Perché nasce e resiste questo mito?
Il mito della “vespa nel fico” si diffonde perché parte da una verità biologica — l’impollinazione tramite vespa — ma trascura due aspetti:
- Non tutte le varietà di fico richiedono questo meccanismo;
- Quando una vespa muore nel fico, il suo corpo viene completamente degradato dall’enzima ficina.
La visione di un “cadavere di vespa” nel nostro piatto è dunque una semplificazione priva di fondamento pratico.
Conclusione
Dal punto di vista scientifico, si può affermare che:
- Nei fichi selvatici è possibile che una vespa muoia all’interno del frutto, ma viene completamente “digerita” dagli enzimi vegetali.
- Nei fichi coltivati per il consumo alimentare, quelli che troviamo comunemente, il fenomeno non avviene affatto.
- In nessun caso ci troviamo davvero a masticare un insetto riconoscibile o a ingerire un “cadavere” nel senso comune del termine.