Quanto alcol basta per danneggiare il fegato?

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Il dubbio è lecito, ma la risposta più complessa di quanto molti immaginino.

Le evidenze attuali ci mostrano che non esiste una soglia universale sotto la quale il fegato sia completamente protetto, e che le quantità considerate a rischio sono spesso inferiori a quelle che il pubblico generale percepisce come innocue.

Ma spieghiamo meglio.

Cosa dice la scienza sulle soglie di rischio

Gli studi clinici hanno identificato delle soglie oltre le quali il rischio di danno epatico aumenta in modo significativo.

La ricerca indica che per gli uomini la soglia media per provocare danno epatico si colloca tra 40 e 60 grammi di etanolo al giorno (equivalenti a 3-5 drink standard), mentre per le donne questa soglia si abbassa drasticamente a soli 20 grammi al giorno (meno di 2 drink).

Per dare un riferimento pratico, un drink standard contiene circa 12 grammi di alcol puro e corrisponde a una birra da 330 ml, un bicchiere di vino da 125 ml, o un bicchierino da 40 ml di superalcolico.

La differenza tra uomini e donne non è arbitraria: le donne metabolizzano l’alcol in modo diverso, hanno generalmente una massa corporea inferiore e una minore attività di alcuni enzimi che degradano l’alcol, il che le rende più vulnerabili agli effetti tossici dell’etanolo sul fegato.

Non esiste davvero una quantità sicura

Ragazza in dubbio tra vino, birra e superalcolico.

Studi recenti hanno documentato un aumento del rischio di mortalità per cirrosi epatica già con consumi di 12-24 grammi di etanolo al giorno negli uomini, mentre nelle donne un aumento significativo del rischio è stato osservato anche con consumi fino a 12 grammi al giorno.

Questo dato è particolarmente rilevante perché 12 grammi di alcol corrispondono a un singolo drink standard. In altre parole, anche quello che molti considererebbero un consumo “moderato” o “sociale” può avere conseguenze misurabili sul fegato nel lungo termine.

La ricerca più recente suggerisce che il consumo regolare quotidiano di alcol non conferisce benefici per la salute e, per molte persone, anche un consumo relativamente basso è associato a un rischio per la salute.

Per questa ragione le linee guida internazionali sono oggi più caute rispetto al passato. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha assunto una posizione netta affermando che

non esiste un livello sicuro di consumo di alcol per la salute.

Questa posizione non significa che ogni singolo drink causi necessariamente un danno immediato, ma riconosce che qualsiasi consumo di alcol comporta un rischio, che aumenta progressivamente con la quantità e la frequenza.

Il tempo conta quanto la quantità

Il danno epatico non dipende solo dalla quantità di alcol consumata, ma anche dalla durata dell’esposizione. Il fegato ha una notevole capacità di rigenerazione e può recuperare da danni lievi se l’esposizione all’alcol cessa. Tuttavia, il consumo cronico anche di quantità relativamente moderate può portare progressivamente a steatosi epatica (accumulo di grasso nel fegato), poi a epatite alcolica, e infine a cirrosi, uno stadio in cui il danno diventa irreversibile.

La progressione non è lineare e varia enormemente da individuo a individuo in base a fattori genetici, alla presenza di altre condizioni (come obesità, epatite virale, diabete), e ad altri fattori di rischio.

Fattori individuali che modificano il rischio

La suscettibilità al danno epatico da alcol varia notevolmente tra gli individui. Alcuni fattori che aumentano il rischio includono:

  • Predisposizione genetica: alcune varianti genetiche degli enzimi che metabolizzano l’alcol aumentano il rischio di danno epatico
  • Sesso femminile: come già menzionato, le donne sono più vulnerabili
  • Obesità e sindrome metabolica: queste condizioni potenziano gli effetti dannosi dell’alcol sul fegato
  • Coinfezioni virali: la presenza di epatite B o C aumenta drasticamente il rischio
  • Uso concomitante di farmaci: alcuni farmaci possono interagire con l’alcol aumentando la tossicità epatica
  • Malnutrizione: spesso presente nei forti bevitori, aggrava il danno epatico
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